(...) di «non alimentare polemiche, anzi di rispettare le scelte di ognuno su gruppo unico e partito democratico». E invece. De Ferrari vuole la guerra? Via Fieschi non si tira indietro. Prima frecciata: «Troviamo francamente alquanto discutibile e di poco garbo la dichiarazione attribuita a Claudio Burlando». Tiè. Segue spiegazione: «È vero che siamo stati eletti nella lista unitaria, ma prima delle elezioni nessuno aveva detto che si sarebbe confluiti in un unico gruppo nella prospettiva del partito democratico». Che poi, seconda frecciata: «Questo è quanto abbiamo sempre sostenuto, anche prima delle elezioni e forse non è un caso se siamo risultati i primi degli eletti nelle circoscrizioni di Genova e di Imperia». Ritiè. Infine, terza e ultima (per ora) frecciata: «È fuori discussione il nostro spirito unitario a sostegno della coalizione. La fiducia è reciproca e non può essere a senso unico». Aritiè. Sono ore frenetiche, da quando un pezzo di Correntone se nè andato seguendo Ronzitti e creando un nuovo soggetto politico tutto a sinistra. I vertici del partito sono a dir poco spiazzati. Mario Tullo il segretario regionale si consola segnalando che sì vabbè le porte sbattute a Genova, ma intanto a Imperia non è uscito nessuno. Alfonso Pittaluga il segretario provinciale rinvia tutto ai congressi che verranno, qualcosa sarà.
Così, ieri è stata una boccata daria fresca apprendere che unintera sezione dello Sdi faceva allo Sdi quello che il Correntone ha fatto alla Quercia. Càpita infatti che a Molassana i socialisti attratti dal partito democratico e delusi dalle «macerie fumanti lasciate dalla Rosa nel Pugno», abbiano deciso di togliere dalla propria sede la targa dello Sdi e di affiggere al suo posto quella dei Ds, i quali naturalmente subentrano nel pagamento dellaffitto, anche il lato pratico conta. Il tutto in barba a quelli che della sezione facevano parte e che ai Ds non passeranno, affari loro, che si trovino un altro luogo in cui riunirsi. Giuliano Pennisi il segretario dello Sdi non ha granché gradito, il «ratto» della sede «non è stata una bella cosa» dice, quanto alla vicenda politica, pare di sentire Tullo a proposito del Correntone: «Io non giudico i compagni che se ne vanno, ma sono molto rammaricato: nel nostro partito è aperto il dibattito sulladesione al partito democratico, quindi chi oggi ha deciso di andarsene sarebbe potuto restare a dare manforte a chi, come me, saluta con favore il nuovo soggetto riformista». Ma tantè. Dicono i fuoriusciti che loro hanno aspettato pure troppo per costruire la Casa socialista, adesso è ora di farla: i Ds già aderiscono al partito socialista europeo, e allora loro entrano nei Ds subito, per accompagnarli verso lo «scioglimento» nel partito democratico. Ferruccio Raggi per esempio, che nel 2002 fu eletto in circoscrizione da iscritto allo Sdi ma indipendente nelle liste Ds, dice che lui ha 71 anni e attende almeno da 12. La spiega così: «Questo piccolo progettino non è luscita da un partito per entrare in un altro, ma il tentativo di ricomporre la diaspora socialista». Ci provò Bettino Craxi nel 1989, ci riprovarono Achille Occhetto e Massimo DAlema nel 2003 e 2004, «ma mancava un progetto». Ecco, adesso che il progetto cè, chissà che non sia la volta buona. Che poi, aggiunge Daniele Biagioni segretario e consigliere Ds a Molassana, in Val Bisagno il sodalizio esiste da sempre, che «sul territorio abbiamo sempre lavorato assieme».
Ma chi è chi è quel genio che ha inventato le porte girevoli, devono essersi detti ieri Tullo e Pittaluga. Certo non è la stessa cosa, che la sinistra Ds si porta via, dice, centinaia di tessere, e lo Sdi ne porta dentro solo 27. Epperò, segnala Tullo: «Non è la risposta quantitativa che conta, ma quella qualitativa verso la costruzione del partito democratico». Tutte le posizioni sono legittime, aggiunge.
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