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Ora per laurearsi in medicina la mecca è il Paese di Dracula

Sempre più giovani italiani vanno in Transilvania dove il test d’ingresso è più facile. E in un ateneo su 7mila iscritti ben 1.600 sono stranieri

Ora per laurearsi in medicina 
la mecca è il Paese di Dracula

C’è un flusso migratorio opposto a quello a cui siamo stati abituati finora, che dal Vecchio Continente si dirige verso uno dei membri più giovani dell’Unione europea: la Romania. Non più manovali o elettricisti che da Est si muovono verso Ovest, ma aspiranti medici e odontoiatri che da Francia, Germania e Italia scoraggiati da quella che ritengono l’insormontabile barriera del test d’ingresso all’università approdano in Transilvania. È nel cuore della regione di Dracula, infatti, che si trova l’università di medicina più gettonata dagli stranieri: la «Iuliu Hatieganu» di Cluj-Napoca. Qui su 7mila studenti, 1.600 arrivano dall’estero.

L’attrazione per una meta così differente da quelle scelte dai coetanei per i programmi Erasmus è facile da spiegare: tasse universitarie abbordabili, buone strutture e possibilità di fare esperienza sul campo.

È per questo motivo che la giovane Sivashalini ha lasciato Strasburgo più di due anni fa: «Paragonato alla Francia, dove l’ammissione alla facoltà è difficilissima e dove i professori ti guardano dall’alto al basso, questo sembra un sogno». Ma non è solo una questione di atmosfera, come spiegano altri studenti intervistati dalla stampa francese. Le università romene prevedono un accesso diretto alle strutture ospedaliere, un lavoro concreto con i pazienti da subito. Insomma, meno teoria a più pratica. Che è poi quello che sembrano chiedere la maggior parte degli aspiranti dottori. «Qui c’è tempo sia per analizzare, ma anche per parlare col paziente. In Francia no», aggiunge Sivashalini.

Per gli stranieri le università di medicina romene prevedono un esame di ammissione in inglese o francese. Stesse lingue che si possono scegliere per le lezioni dei primi tre anni. Al quarto anno, poi, si prosegue nella lingua locale. Il fenomeno inizia nel 2000, ma è dal 2007 (anno dell’ingresso del Paese nell’Ue) che ha assunto le proporzioni attuali, con la libera circolazione, il riconoscimento dei titoli di studio romeni e dell’abilitazione in tutta l’Unione europea. Per i giovani «emigrati» l’obiettivo finale è comunque quello di rientrare nei Paesi di origine per esercitare la professione.

Quest’anno alla «Iuliu Hatieganu» gli iscritti totali alle classi in francese arrivano a mille. Il Dipartimento per gli anglofoni, invece, conta 600 studenti di cui 200 dalla Svezia. «In Romania è molto differente che da noi - racconta un ragazzo di Stoccolma - dove non c’è molto contatto col paziente e le classi di anatomia non sono così avanzate».

La Transilvania è diventata un paradiso terrestre anche per gli aspiranti medici italiani. Lo scoglio del numero chiuso ha fatto aguzzare l’ingegno a molti giovani, che si sono visti costretti a ripetere anche quattro volte il test d’ingresso in facoltà. Il Resto del Carlino racconta di una decina di ragazzi romagnoli già partiti per studiare odontoiatria e di altri che stanno prendendo lezione di romeno per frequentare l’università statale di Timisoara o quella privata di Arad.

Sui blog, come forum.studenti.it, sono numerose le discussioni sul tema degli studi di medicina in Romania. E i pareri sono discordanti. C’è chi sostiene che una laurea romena sia più facile da ottenere, ma poi crea complicazioni al momento dell’assunzione in Italia, dove il sistema sanitario dell’Est Europa è considerato arretrato. Altri, invece, raccontano per esperienza di un «percorso stimolante e serio con i professori non prevenuti, un ambiente giusto per chi voglia imparare» e nessuna difficoltà di inserimento una volta tornati a casa.

La voce sembra essersi ormai diffusa ampiamente. Per l’anno accademico in corso alla «Iuliu Hatieganu» si è registrata una vera invasione: per i corsi in francese le richieste sono state più di mille per 80 posti e le cifre sono ancora maggiori per le classi in inglese. Il flusso di giovani stranieri a Cluj-Napoca ha contribuito a cambiarne i connotati. Quella che a prima vista sembra un’ordinaria città dormitorio, di sera si trasforma in un pullulare di feste studentesche.

Il risvolto della medaglia? Se continua così, anche gli atenei romeni saranno costretti a un giro di vite sulle ammissioni.

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