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Ora Maroni sfida il Senatùr: "Farò un comizio a Varese" Poi la telefonata per chiarirsi

Scontro nel Carroccio: Bossi censura Maroni. Ma già 50 sezioni organizzano incontri pubblici con l'ex ministro dell'Interno. Il Senatùr: "Da me nessun veto"

Ora Maroni sfida il Senatùr: "Farò un comizio a Varese" Poi la telefonata per chiarirsi

Sui profili personali di Facebook centinaia di militanti e dirigenti del Carroccio hanno pubblicato, già da questa mattina, immagini del "capo" Umberto Bossi e dell'ex ministro Roberto Maroni insieme. Una scelta fatta per provare a ritrovare "unitarietà e dialogo" all'interno del partito. Unità che nelle ultime, concitatissime ore è venuta a mancare: per la Lega è, ormai, giunta l'ora della resa dei conti. Almeno una cinquantina tra segreterie provinciali, sindaci e sezioni hanno già invitato Maroni a tenere incontri pubblici disattendendo la decisione, presa ieri dal consiglio direttivo del Carroccio. Inviti che l'ex titolare del Viminale ha subito colto al volo: mercoledì sarà presente al teatro Santuccio di Varese.

Il sindaco di Verona, Flavio Tosi, si dice sconcertato. E assicura: "I problemi vanno risolti all'interno del partito". Un altro sindaco, Attilio Fontana (Varese), preferisce non commentare "per rimanere nel buon gusto". Eppure la sospensione degli incontri pubblici di Maroni è stata subito comunicata. Un evento è già saltato. Si tratta dell'incontro con l’ex ministro in programma a Somma Lombardo per lunedì 23 gennaio. "Una serata insieme a Roberto Maroni", recitava il manifesto preparato dagli organizzatori. Già ieri sera, però, la segreteria provinciale di Varese ha bloccato la diffusione della locandina. Una retromarcia pesante perché presa in una delle sezioni leghiste più antiche: quella di Somma è stata aperta nel 1989 dopo quella storica di Varese città. Ma è proprio a Varese che sembra partire la "rivolta" dei maroniani. Nella città lombarda la segreteria leghista ha infatti organizzato, per mercoledì sera, un incontro pubblico con Maroni ignorando, così, le disposizioni del Senatùr. E ancora: lo stesso invito è arrivato anche dalla sezione di Gemonio, dove risiede Bossi, e da Fabio Fazio a Che tempo che fa. Non solo. Sulla rete, su Facebook e attraverso messaggi, i sostenitori dell’ex ministro dell’Interno si stanno muovendo per manifestare la propria solidarietà e contrapporsi al cosiddetto "cerchio magico".

La Padania, che oggi ha taciuto lo scontro ai vertici del partito, prova a ridimensionare l'entità dello scontro. In una anticipazione del numero in edicola domani, il quotidiano leghista assicura che Bossi e Maroni si sono sentiti. "Questo non è il momento delle polemiche", avrebbe detto il Senatùr facendo sapere che non sono stati fatti veti a Maroni. "Ancora una volta - scrive la Padania - i vecchi amici si sono dati la mano, convinti più che mai che la Lega sia molto più importante di beghe e contestazioni infondate". In realtà dopo mesi di attriti (a lungo tenuti nascosti tra le mura del quartier generale di via Bellerio) tra "cerchisti" e "maroniani", la guerra è aperta. Maroni, "stupefatto" e con "conati di vomito", ha già denunciato la censura e il tentativo di allontanamento dal partito promettendo comunque ai suoi che non ha alcuna intenzione di mollare. D'altra parte, che i lumbard non fossero più disposti a seguire in tutto e per tutto il "capo", era già chiaro all’ultima Pontida: un nutrito gruppo di militanti aveva esposto uno striscione con la scritta "Roberto Maroni presidente del consiglio". I congressi avevano, poi, certificato la divisione tra "maroniani" e "cerchisti" ma è stato il voto sull'arresto del pdl Nicola Cosentino che ha decretato e reso pubblica la spaccatura e il caos. Se dalla nascita il movimento leghista aveva seguito una sorta di centralismo democratico, adesso appare sempre più evidente che ci sono due linee contrapposte. A una settimana dalla manifestazione contro il governo guidato da Mario Monti, in via Bellerio si fa strada il timore è che la protesta della base che si identifica in Maroni si materializzi nella piazza milanese.

"Sono amareggiato e un po' deluso, ma non smetto di credere e di lavorare per la Lega che ho contribuito a costruire in oltre 25 anni di attività politica", ha commentato l'ex ministro dell’Interno. "Caro Roberto, chi è causa del suo mal pianga se stesso", ha scritto subito su Facebbok il capogruppo dei deputati, il "cerchista" Marco Reguzzoni.

Insomma, la resa dei conti è soltanto all'inizio.

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