Cronache

Ora il Papa riforma la Curia, ma lo scontro interno prosegue

Papa Francesco, con una serie di "mosse", vuole modificare gli apparati curiali. Ma la Chiesa è immersa nelle polemiche dottrinali

Ora il Papa riforma la Curia, ma lo scontro interno prosegue

Da una parte lo "scontro dottrinale" con i conservatori, dall'altra la necessità di fare della Curia un luogo più "bergogliano" possibile: Papa Francesco, come ogni pontefice del resto, ha vissuto una fase per cui, quello che in politica si chiama "spoils system", è parso centrale. Le successioni, dalle parti di piazza San Pietro, sono ormai all'ordine del giorno. L'ultimo alto ecclesiastico della gestione precedente a subire un "congedo" disposto da Bergoglio, per quel che ne sappiamo, in specie dopo la comparsa della quiete successiva alla bufera scaturita per il libro di Sarah e Ratzinger, è stato mons. Georg Gaenswein, che non è più il prefetto della Casa Pontificia. Ci si attende che prima o poi venga indicato un successore. Ma quella che ha riguardato il vescovo tedesco è stata solo l'ultima "mossa" in ordine di tempo. Di "siluri", in questi sette anni e mezzo, ne sono partiti. E adesso il Vaticano deve prepararsi alla ricezione della nuova Costituzione apostolica.

Le intenzioni di Papa Francesco sono sempre state cristalline: bisogna che gli apparati curiali della Chiesa di Roma divengano sempre più trasparenti. Questa è la ratio di fondo. Nel testo costituzionale, tuttavia, dovrebbero essere contenute delle modifiche in grado di trasformare i rapporti gerarchici: la Congregazione per la Dottrina della Fede, per dirla in breve, dovrebbe scendere qualche gradino in termini di centralità, mentre alla segreteria di Stato dovrebbero essere attribuiti compiti maggiori. Il C9, poi C6, lavora alla svolta interna dall'inizio di questo pontificato. L'ex Sant'Uffizio, oggi, è guidato dal cardinal Francisco Ladaria, un gesuita. Il cardinale Mueller, l'ex inquilino della Dottrina per la Fede, ha ricevuto pochi giorni fa una breve missiva firmata dal Papa: per la maggior parte dei commentatori, si è trattato di un "atto di riconciliazione" con i tradizionalisti. Jorge Mario Bergoglio potrebbe essersi convinto della necessità di ricompattare la frattura con quelli che, per semplificazione, vengono chiamati "ratzingeriani". Schematismi vaticani e progetti di riforma - come si vede - si intrecciano, rendendo molto complessa la lettura di una situazione in evoluzione.

Il "ministero degli Esteri", invece, ha nel cardinale Pietro Parolin la sua massima espressione. Il cardinale italiano, grazie alla nuova Costituzione Apostolica, dovrebbe ottenere ancor più spazio di manovra. Ma gl uomini, in questa storia, contano sino ad un certo punto. Quello che sembra interessare all'ex arcivescovo di Buenos Aires è la semplificazione dei meccanismi curiali. Al fine di raggiungere l'obiettivo dichiarato, però, qualcuno è già stato promosso. Altri sono stati ridimensionati o allontanati. L'edizione odierna de La Verità cita tre circostanze. Una è quella che riguarda appunto mons. Gaenswein, le altre due riguardano il caso di mons.Angelo Becciu, che non lavora più alla segreteria di Stato, ma che è ricopre adesso l'incarico di prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, e Domenico Giani, che non è più il comandante della Gendarmeria. Sono queste le tre "mosse" tramite cui Bergoglio avrebbe provato a declinare uno dei proponimenti che ha in mente da quando è stato eletto.

La fase odierna - come abbiamo premesso - risulta comunque complessa. La riforma curiale può essere uno spartiacque. Sullo sfondo, però, rimangono le differenze di visione dottrinale. "Querida Amazonìa", l'esortazione apostolica in cui il Papa non ha aperto all'abolizione del celibato, ha squarciato il velo di Maya, modificando gli assetti "politici".

Ora, quasi per paradosso, il "fronte conservatore" sembra quello più disposto ad assecondare le decisioni del Santo Padre.

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