Ora il Pdl presenta il conto: "Ha sofferto, chi lo risarcirà?"

Dure reazioni alla sentenza della Cassazione. L'amarezza di Bondi, Berlusconi soddisfatto: finalmente non prevalgono i pm politicizzati

La prima reazione è di quelle che non ti aspetti. Intanto perché è firmata dal Partito democratico, per la precisione da Laura Garavini capogruppo in commissione antimafia. Poi per il tono, più in difesa che in attacco. «Dopo la decisione della Cassazione sul processo a Marcello Dell’Utri - è l’augurio dell’esponente democratica - almeno speriamo che nessuno osi più dire che la giustizia italiana non è garantista». Parole che non stonano di fianco a quelle degli esponenti Pdl, come quelle di Gaetano Quagliariello, che riconosce ai giudici «profonda correttezza» e al sostituto procuratore generale, «coraggiosa onestà intellettuale». Qualità contro le quali si è infranto «il pervicace tentativo di riscrivere la storia del centrodestra italiano sotto forma di romanzo criminale».

Silvio Berlusconi non parla ma ieri, pochi minuti dopo la sentenza, fonti parlamentari riferivano di un Cav soddisfatto perché «finalmente non prevalgono i soli Pm politicizzati» e perché la novità conferma la sua convinzione: «Mai dubitato dell’innocenza di Dell’Utri».

Ma la lunga vicenda giudiziaria del senatore, i precedenti gradi di giudizio, riemergono nelle reazioni del resto del Pdl. E se non c’è una condanna di tutto il sistema giudiziario italiano, emerge una richiesta precisa: chi ha sbagliato deve pagare. «Qual è stato - osserva il presidente dei senatori Pdl Maurizio Gasparri - il danno materiale e morale per il senatore Dell’Utri? E per la nostra parte politica qual è stato il danno elettorale? Dobbiamo valutare la possibilità di far condannare chi nella magistratura ha sostenuto accuse prive di fondamento a Palermo. Da domani lavoreremo a questo. Intanto - conclude Gasparri - approviamo al Senato la norma sulla responsabilità civile dei giudici senza cambiare una virgola. Capitolo chiuso».

Gasparri punta il dito contro la procura di Palermo: «Archiviarono le inchieste di Borsellino su mafia e appalti, hanno fatto di Ciancimino junior una icona antimafia mentre era vero il contrario, hanno fatto processi sbagliati mentre bisogna fare una lotta sempre più dura alla mafia. Ora che diranno tutti coloro che hanno detto e scritto cose che la Cassazione cancella?».

Arriva la solidarietà umana e politica del segretario del Pdl Angelino Alfano: «Tieni duro e continua a difenderti con grande orgoglio e straordinaria dignità, come hai sempre fatto in questi anni». E quella del coordinatore Sandro Bondi: «Nessuno potrà mai sanare la gravità delle accuse e il peso delle sofferenze patite ingiustamente».

Sulla stessa lunghezza d’onda di Gasparri, Fabrizio Cicchitto, presidente del gruppo Pdl alla Camera: sentenza e requisitoria del sostituto procuratore «hanno demolito il lavoro dei magistrati di Palermo, e messo in evidenza quale terribile forzatura politica è stata messa in atto a Palermo. Del resto basta leggere i testi politici di Ingroia per capire il clima generale. Tuttavia stavolta a Berlino c’è stato un giudice».

Non entra nel merito della decisione il portavoce del Pdl Daniele Capezzone, che però trae delle conseguenze politiche: «Comunque la si pensi, qualunque sia il proprio orientamento politico, l’Italia non ha bisogno dell’uso politico della giustizia».

Difficile capire se l’appello sarà preso sul serio. Sul sito del Fatto i lettori ieri sera si erano già scatenati, in particolare contro il procuratore Iacoviello che ha respinto le tesi di Palermo. Silenzio da Italia dei valori, se non per un commento del responsabile Giustizia Luigi Li Gotti.

«Possibile una sola valutazione: non è in discussione la fattispecie del concorso esterno in associazione mafiosa, bensì la motivazione lacunosa della sentenza. Altro non è possibile e corretto dire». Dichiarazione che non suona esattamente come una critica a chi ha annullato la condanna a Dell’Utri.

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