RomaMentre a Reggio Calabria lo Stato rilancia, Rosarno brucia per la protesta dei clandestini. Il ministro dellInterno Roberto Maroni punta il dito contro leccesso di tolleranza, il governatore calabrese Agazio Loiero, al contrario, critica atteggiamenti xenofobi e intolleranti delle popolazioni locali. Difficile stabilire dove sia la verità in questo quadro, che ha sullo sfondo la malapianta del caporalato, in un territorio inquinato dalla ndrangheta. Meno difficile trovare la ricetta, anche se poi tocca metterla in pratica, come spiega il sottosegretario allInterno, Alfredo Mantovano.
«Quello che bisogna fare è semplice: riportare tutti al rispetto delle regole», spiega.
Non è facile, però
«No, la situazione è estremamente complessa. Parliamo di una zona che da un lato è permeata dalla criminalità organizzata, la ndrangheta, e dallaltra vede il largo sfruttamento di clandestini per il lavoro stagionale nei campi. Quindi dobbiamo darci delle priorità».
E quali sono?
«Al primo posto, senza dubbio, cè proprio il contrasto alla ndrangheta. Non è una novità. E questo spiega anche limpiego massiccio di forze deciso giovedì a Reggio Calabria, sia in termini di nuove forze di polizia, soprattutto con compiti investigativi, sia in termini di magistrati, per la copertura degli organici della procura».
Poi cè la task force, che vede insieme Viminale, welfare e Regione Calabria.
«Esatto. Renderà più intensi e ravvicinati i controlli per fare emergere la sacca di irregolarità sotto un duplice aspetto. Da un lato va combattuto lo sfruttamento in nero degli stagionali clandestini da parte di datori di lavoro senza scrupoli, per i quali esistono già sanzioni penali serie - e serissime sanzioni accessorie come la chiusura dellazienda - previste dalla Bossi-Fini. Dallaltro serve il rispetto delle regole».
Ossia?
«Che chi è clandestino va rimandato a casa. Ovviamente va detto che limmigrato irregolare non è certo sullo stesso piano del boss, ma - pur se a livelli diversi - la legge va fatta rispettare. Cè anche un precedente, molto simile».
Quale?
«Da settembre 2008 a Casal di Principe, come oggi a Rosarno, cerano in ballo la criminalità organizzata e una larga fascia di clandestini e di sfruttamento in nero del lavoro di questi ultimi. Siamo intervenuti, e ora ciascuna di queste voci ha subito un drastico ridimensionamento. Soprattutto la camorra, con il clan dei Casalesi che è stato duramente colpito».
A Rosarno farete lo stesso?
«Nel Reggino non partiamo da zero, abbiamo già ottenuto ottimi risultati. Per dirne una, tra i 21 boss arrestati nellelenco dei 30 più ricercati, ben nove erano della provincia di Reggio. Ma ci sono sacche di illegalità ancora presenti».
Che a giudicare dagli ultimi eventi sono legate, appunto, al caporalato nella raccolta di arance nella piana di Gioia Tauro.
«Anche. Ma attenzione: non cè completa sovrapposizione tra il fenomeno e la ndrangheta. I clan sono presenti anche in questa attività illegale per incassare il pizzo dai lavoratori o dai caporali, e in cambio si rende garante dellintangibilità di questa situazione, per trarne utili. Ma proprio per questo il sistema va scardinato nella sua interezza».
Era prevedibile che una sparatoria scatenasse la rivolta?
«Il degrado è tale che siamo di fronte a un bidone pieno di benzina. E in questo caso, come innesco, non serve mica lesplosivo. Basta un fiammifero per dare fuoco a tutto. Quando cè una massa così consistente di clandestini in un territorio circoscritto, quando questi clandestini vengono costretti a vivere in tuguri in condizioni assurde, quando lavorano sottopagati e parte della sottopaga finisce come pizzo alla criminalità organizzata, siamo di fronte a una materia incandescente, che esplode con poco».
Proprio mentre lo Stato riafferma il suo ruolo, come risposta alla bomba in procura.
«Ecco. Non so se sia un caso che sia scoccata questa scintilla in contemporanea con quanto accadeva a Reggio Calabria. Diciamo che come coincidenza è un po troppo... coincidente. Qualche cattivo pensiero viene in mente».
Cosa accadrà nellimmediato a Rosarno?
«La stessa cosa che facciamo in tante aree di degrado e criminalità sul territorio, che affrontiamo senza fare la caccia allimmigrato, come gli interventi per lemergenza campi nomadi nelle grandi città. Lobiettivo è il rispetto delle regole, dunque la criminalità va combattuta, i clandestini devono andarsene, e chi vuole manodopera per raccogliere la frutta deve rivolgersi al collocamento».
E le accuse di xenofobia di Loiero, che è con voi nella task force?
«Spero che limminente campagna elettorale non sia un ostacolo rispetto al lavoro comune. Che devessere concorde, altrimenti rischia di non essere efficace».
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