Il voto di domani si preannuncia un insuccesso per la destra, ma non si può dire che il presidente francese Nicolas Sarkozy non ci abbia provato. I sondaggi continuano in queste ore a dare in vantaggio i socialisti in quasi tutte le regioni della Francia metropolitana. Oggi ne controllano 20, dopo il secondo turno (21 marzo) potrebbero gestirne 22. Nella simbolica regione di Parigi, l’Île-de-France, un’area di undici milioni di abitanti, monsieur le président ha messo in campo una squadra composta soprattutto da donne: nelle liste, quattro belle signore con una discreta esperienza politica alle spalle. Sono la bionda capolista Valérie Pécresse, 42 anni, da otto deputata e oggi ministro della Ricerca e dell’Insegnamento superiore; la signora «Verde», ecologista convinta, Nathalie Kosciusko-Morizet, 36 anni, ora segretario di Stato allo Sviluppo delle tecnologie digitali; la karateka Chantal Jouanno, 40 anni, sottosegretario all’Ecologia in queste ore protagonista delle chiacchiere che la vogliono nuova fiamma del presidente; Rama Yade, la 33enne di origini senegalesi, sottosegretaria passata dai Diritti umani allo Sport, che ama far arrabbiare Sarkozy, con cui i rapporti sono sempre tormentati. Lei è tra i politici più amati del Paese. Ma la sua fama non sembra bastare.
Anche nell’importante regione di Parigi, la destra del presidente non ha i numeri a favore. La squadra rosa corre infatti contro il presidente uscente, un vecchio «elefante» del partito socialista, Jean-Paul Huchon, 64 anni, che potrebbe vincere con un comodo 57%.
Il successo in Île-de-France potrebbe moltiplicarsi per 22: per Sarkozy rischia d’essere un’«umiliazione politica», scrive l’Economist definendo «strana» l’impopolarità del presidente di un Paese che tutto sommato - disoccupazione al 10% a parte - ha fatto meglio di molti altri durante e dopo la crisi economica. Lui, alla vigilia del voto, mette le mani avanti con un’intervista pubblicata ieri dal Figaro Magazine: non ci sarà un rimpasto di governo, le regionali avranno conseguenze regionali e non nazionali. «L’impatto sarà però psicologico - spiega al Giornale Daniel Boy, ricercatore del Centre de Recherches politiques di Science Po a Parigi - la vittoria di sinistra ed ecologisti non significa un cambiamento nella politica del governo; significa un cambio di atmosfera: mina la popolarità del presidente e la sua strategia del partito unico».
Sarkozy non riesce quindi a vincere regionalmente neppure grazie a un forte team di ministre ben conosciute. «Era una buona mossa - spiega Boy - soprattutto in una regione con una forte élite intellettuale come quella di Parigi, dove il fatto di avere quattro candidati donna può avere un certo peso». Tuttavia, non sono in pochi a notare come la presenza delle signore alla corte di Sarkozy si stia affievolendo, spiega il ricercatore: «Nei primi mesi dopo l’elezione presidenziale c’erano molte donne consigliere e più donne ministro».
Oggi, alla riunione del mattino tra presidente e collaboratori siede una sola signora, l’ex giornalista Catherine Pégard. La collega Emanuelle Mignon ha lasciato, secondo molti a causa di conflitti con Claude Guéant, tra gli uomini più vicini a Sarkozy.
Al governo, su 26 ministri siedono cinque donne: Michelle Alliot-Marie alla Giustizia; Christine Lagarde all’Economia; Roselyne Bachelot alla Sanità; Marie-Luce Penchard ai Territori d’Oltremare e la bionda capolista Pécresse.
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