Scalpelli: "Sicurezza, Sala vada in fondo"

Sergio Scalpelli, ex assessore della giunta Albertini, rilancia: "Basta ipocrisie, la microcriminalità è dilagante"

Scalpelli: "Sicurezza, Sala vada in fondo"


Sergio Scalpelli, presidente dell'Associazione Pierlombardo Culture e del Centro internazionale di Brera, assessore del Comune con Albertini sindaco, quest`estate abbiamo assistito a una serie di episodi gravissimi, dallo stupro al Qt8 alle risse della movida ai regolamenti di conti tra extracomunitari fino al furto dell`orologio al campione di F1 Sainz, che ha fatto il giro del mondo. Ieri il sindaco ha dovuto cambiare le sue posizioni, ammettendo che a Milano esiste un problema sicurezza...
«La distinzione tra sicurezza effettiva e percepita è una questione di lana caprina. Se c`è un tema di sicurezza percepita da fasce molto ampie della popolazione, vuol dire che c`è un problema di sicurezza reale. E questo diventa un tema cruciale per mantenere lo standard di attrattività che Milano ha raggiunto non solo dal punto di vista turistico, ma anche economico e finanziario, per altro facilmente dimostrabile. Finalmente il sindaco Sala sta andando nella direzione giusta».

Ci voleva lo scippo a Sainz...

«Milano deve essere sicura e non si può appunto aspettare che un vip venga rapinato, ma questo è un tema trasversale al territorio».

Cosa intende?

«Che ci sono delle zone più a rischio, come la Stazione Centrale o alcune periferie, ma ormai furti, scippi e rapine avvengono anche in centro. Intendo che il fenomeno della microcriminalità si sta espandendo in tutta la città. Proprio per questo il rischio è che Milano perda la sua attrattività e venga percepita anche all'estero come una metropoli in cui bisogna stare attenti. Ci sono interi pezzi di città che vanno pre-si-dia-ti».

Nel dover ammettere, suo malgrado, che a Milano c'è un problema sicurezza, il sindaco si è affrettato a citare New York sottolineando come il problema affligga le grandi città in generale, quasi a voler smorzare subito le sue dichiarazioni. Il centrosinistra continua ad annaspare sul tema...

«Eh... ma ormai non si può più negare la questione: a Milano c'è un problema sicurezza, che sociologicamente non ha niente a che vedere, per esempio, con il tema delle banlieue, ma c'è. Il tema diventa cruciale per le elezioni politiche e amministrative: una città che funziona e che dagli anni Novanta è ben amministrata, al di là dei colori politici, rischia così di distruggere il lavoro fatto. Il pericolo è che si crei una narrazione negativa che fccia perdere a Milano la sua forza propulsiva. Sappiamo che i sindaci non hanno poteri specifici sull'ordine pubblico ma Sala ora deve dimostrare con i fatti che Milano è sicura e che lui per primo vuole che lo sia».

Ad agosto il Viminale ha annunciato l'invio di militari di Strade sicure a Monza: nessuno da Milano, a partire dal sindaco, ha reclamato rinforzi. Sappiamo quanto la sinistra sia allergica alle divise, ma i militari, pur con il loro potere limitato, svolgono una funzione di presidio del territorio e di deterrenza importante, a fronte della scarsità di organico delle forze dell'ordine...

«Secondo me il tema della sicurezza ha una componente di ordine: va ripristinato l'ordine in gran parte del territorio quindi tutte le battaglie che si possono fare per ottenere questo risultato vanno portate avanti. Non ci si può permettere di avere superficialità nel non vedere il problema come ordine e sicurezza».

I sindacati di polizia denunciano di non avere i mezzi per poter presidiare il territorio, così che si sta verificando una fuga da Milano per colpa del caro vita...

«La sicurezza e il tema della casa sono i primi problemi socialmente rilevanti della città. Poliziotti, infermieri, insegnanti, tutti coloro che hanno degli stipendi pubblici, ormai sotto soglia, non possono permettersi di vivere qui. Così se va meglio nell'hinterland ci sono le politiche della mobilità che li fanno scappare. Anche questo è un tema fondamentale dell'agenda politica, ma ci vuole la volontà di affrontarlo».

Lei è stato assessore con Albertini, che si ispirava al sindaco sceriffo di New York Rudolph Giuliani...

«La prima grande iniziativa del suo mandato fu la durissima vertenza sindacale con i vigili per riportarli nelle strade. (La stragrande maggioranza lavorava negli uffici). Con atteggiamento thatcheriano scardinò un sistema sindacale e un atteggiamento corporativo tra i ghisa, ottenendo il risultato. Questo per dire che se i sindaci non hanno poteri specifici di sicurezza, hanno un enorme potere politico. Il sindaco di Milano, direi, viene subito dopo premier, ministro dell'Economia e degli Interni».

Cosa intende?

«Il sindaco di Milano può mettersi a capo di un movimento di sindaci fortissimo per forza contrattuale».

Ci ricordiamo la marcia per la sicurezza della Moratti...

«La rivoluzione che portò Albertini fu epocale senza un atteggiamento forcaiolo, ma con la volontà di riportare l'ordine, trovando la sponda nella sensibilità del governo Prodi, di centrosinistra. Così ricordo il progetto di Renzo Piano per Ponte Lambro, che puntava a appunto a una profonda riqualificazione di un quartiere disastrato.

In sostanza Albertini scardinò il mito della destra forcaiola, amministrando la città con un mix di sicurezza, ordine e sviluppo di progetti di riqualificazione. Questo deve essere l'atteggiamento del sindaco: Ti proteggo ora e subito e metto le basi perché quel contesto venga riqualificato».

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