Ora si complica il giallo della casa di Tremonti

Un imprenditore ai pm: Milanese diceva che Proietti gli dava 10mila euro per l’affitto. Intanto Papa resta in carcere. Oggi il voto in Giunta sull'apertura delle cassette di sicurezza. La decisione sulle manette al parlamentare slitta a settembre

Ora si complica il giallo della casa di Tremonti

Pier Francesco Borgia
Simone Di Meo

RomaSi complica la vicenda dell’appartamento romano di via Campo Marzio, abitato fino a qualche settimana fa da Giulio Tremonti ma pagato 8500 euro al mese dal suo consigliere politico Marco Milanese. Dopo la difesa del parlamentare sulla partecipazione al cinquanta per cento alle spese di locazione di Tremonti (che versava settimanalmente 1000 euro in contanti a Milanese) arriva il colpo di scena. Nell’interrogatorio dell’11 luglio scorso, infatti, l’imprenditore Tommaso Di Lernia - arrestato nell’ambito dell’inchiesta sugli appalti Enav - riferisce di un incontro con Lorenzo Cola, l’ex uomo forte di Finmeccanica, per l’acquisto dello yacht di Marco Milanese, da cui è scaturita l’indagine che ha portato all’iscrizione nel registro degli indagati dello stesso Di Lernia, del deputato Pdl e di Massimo De Cesare per finanziamento illecito ai partiti. Di Lernia riferisce al giudice: «Cola mi disse che era Proietti la persona alla quale si riferiva Milanese come “il tipo che mi dà solo 10mila euro al mese per pagare l’affitto a Tremonti”». Angelo Proietti è l’amministratore della società Edil Ars, a sua volta sott’inchiesta per corruzione in un altro filone insieme - ancora - a Milanese e a Sandro Trevisanato, ex presidente della Sogei, la Società generale d’informatica del ministero del Tesoro. Sarebbe stata proprio la Edil Ars a effettuare, gratuitamente, i lavori di ristrutturazione nell’appartamento dove viveva Tremonti, in cambio - sospettano gli inquirenti - di appalti pilotati favoriti da Milanese.
Intanto da via XX Settembre fanno sapere che dal punto di vista strettamente formale quello di Tremonti non è un pagamento in nero - come sostenevano ieri alcuni parlamentari dell’opposizione - visto che il ministro non era il titolare dell’affitto dell’appartamento di via Campo Marzio.
Dovrebbe, poi, arrivare oggi un primo voto sulla vicenda Milanese nella Giunta per le autorizzazioni di Montecitorio: un voto sulla richiesta dei pm di Napoli di aprire le cassette di sicurezza sequestrate al deputato del Pdl e di usare i tabulati telefonici per ricostruire i suoi rapporti con i vertici della Guardia di Finanza. Sui due punti l’ex consigliere politico di Giulio Tremonti ha chiesto di dare il via libera all’autorizzazione e ieri il relatore Fabio Gava (Pdl) lo ha assecondato. Più lunghi invece appaiono i tempi della richiesta di arresto in carcere nei confronti dello stesso Milanese. Mentre il suo collega parlamentare Alfonso Papa si è visto rigettare proprio ieri dal gip la richiesta di scarcerazione e in subordine di arresti domiciliari, Milanese dovrà aspettare fino a settembre per sapere se il Parlamento ravvede fumus persecutionis negli atti giudiziari che lo riguardano. Il relatore Gava (Pdl) ha chiesto l’acquisizione di altri documenti sulla base di quanto richiesto dall’accusato nella memoria difensiva depositata in Giunta ed è quindi probabile un rinvio a settembre.
Emergono intanto dettagli illuminanti nella memoria difensiva presentata in Giunta. Si elencano tutte le vetture di lusso delle quali Milanese è entrato in possesso nel corso degli ultimi otto anni. Macchine di grossa cilindrata come Porsche Carrera, Porsche Cayenne, Ferrari Scaglietti e una Bentley. Automobili che Milanese ha comprato e rivenduto negli ultimi otto anni. È lo stesso deputato indagato che mette nero su bianco la sua passione per le quattro ruote. Passione che, specifica Milanese, viene assecondata con oculatezza. «L’indiscutibile mia passione per le automobili - scrive il parlamentare - viene saziata anche dalla possibilità di cambiarle rapidamente quando ancora l’automobile mantiene quasi integro il suo valore commerciale, facendone evidentemente un buon affare». Del delicato rapporto tra Milanese e Tremonti intende occuparsi anche la Procura di Roma che, tramite il procuratore Giovanni Ferrara, ha chiesto all’ufficio del pubblico ministero di Napoli alcuni verbali di interrogatorio riguardanti Milanese. I documenti richiesti sono quelli che fanno riferimento a un incontro conviviale avvenuto a Roma nel dicembre scorso e che ha visto presenti Tremonti e Milanese insieme con il procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo, cui sono affidate delicate indagini come quella su Finmeccanica, e l’avvocato Luigi Fischetti.

Le notizie su questa riunione conviviale hanno creato un certo imbarazzo in Procura, considerato che Milanese all’epoca era già indagato a Napoli per l’inchiesta P4. Qualche tempo più tardi Milanese sarà indagato anche a Roma dal pm Paolo Ielo per illecito finanziamento dei partiti.

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