«Sono cose incomprensibili oltreché indegne. Ed è auspicabile che si faccia di tutto per evitare che il primo maggio si ripeta quello che è accaduto il 25 aprile». Il giorno dopo le contestazioni in piazza del Duomo nel 65esimo anniversario della Liberazione, il segretario della Uil Lombardia, Walter Galbusera ha ancora in bocca tutta l’amarezza di una manifestazione che ha tradito il suo significato più profondo. Con i fischi, il lancio di vino e birra da parte degli autonomi contro tutti gli oratori che erano saliti sul palco per ricordare i valori della Resistenza. Gli insulti che non hanno risparmiato nemmeno i reduci dei campi di concentramento, proprio loro che di quel periodo portano il segno impresso sulla pelle oltre che nella memoria, additati come fascisti e nazisti. Il giorno dopo le contestazioni è quello della riflessione, del bilancio degli scontri per capire come mai si sia arrivati a tanto e non solo. Il pensiero va subito al prossimo appuntamento con la festa dei lavoratori. «Il 1 maggio è una piazza aperta a tutti. Anche a chi viene per fischiare - continua il sindacalista -. Noi possiamo avere tutto il servizio d’ordine che si vuole, ma non è più un servizio di polizia». C’è un ruolo sì, per garantire un minimo di controllo al corteo, ma che non potrà mai sostituire quello delle forze dell’ordine. «Ciò che è accaduto in piazza domenica è un problema del questore. Probabilmente credeva di risolvere la questione con il servizio d’ordine della Cgil. Avrà pensato che loro potevano dargli una mano. Ma quest’equazione poteva funzionare negli anni 60/70. Oggi è tutto diverso». Ammette Galbusera che, dopo i fatti dell’altro giorno, il segretario della Cgil, Onorio Rosati è preoccupato per quello che potrà accadere domenica. «Può darsi che il dissenso che c’era contro gli altri, questa volta si diriga verso Cisl e Uil. Non so. Sicuramente un po’ di divergenza ci sarà. Ma un conto è se mi fischiano, altro è una contestazione diversa». L’unico antidoto a questo punto sarebbe una piazza con la presenza di tanti lavoratori, di gente comune e normale che la pensa in modo diverso. Che possono applaudire o meno, ma non disturbare sistematicamente. Dopo i fatti del 25 aprile, Davide Romano, segretario degli Amici di Israele ed esponente della comunità ebraica milanese, invece pensa ad una sorta di interdizione dalla piazza per gli estremisti. «Dobbiamo fare in modo che non gli sia più consentito di rovinare il 25 aprile e le altre celebrazioni pubbliche. Perciò chiediamo un "Daspo" per teppisti della memoria e della storia, a partire dalla settimana prossima, per impedire un’altra contestazione violenta organizzata. Non può esserci la libertà di aggressione».
Ma il giorno dopo la Liberazione si ragiona anche sul Comitato antifascista, organizzatore della manifestazione. «Abbiamo già inviato una lettera alla Cisl e alla Cgil per discutere dei criteri di composizione e del ruolo del Comitato», continua Galbusera. Il punto di partenza sono le parole di Napolitano, l’appello all’unità e alla condivisione dei valori della Resistenza, aldilà delle divisioni politiche. «Se vuole essere rappresentativo e raccogliere il messaggio del presidente della Repubblica, il Comitato di Milano deve offrire la partecipazione alle istituzioni e a tutte le forze politiche». Allora, quando nacque l’organizzazione all’inizio degli anni 70, c’era un rapporto organico, di osmosi totale. E oltre alle associazioni di partigiani, ai sindacati e alle forze politiche, facevano parte anche le istituzioni locali. Ora invece non ci sono più. «Se Fini dice che il fascismo è il male assoluto, perché non devo accettarlo? Queste presenze servono. Si deve dare una rappresentanza che sia effettiva e che si fondi sul messaggio di Napolitano».
Ora il sindacato ha paura del Primo maggio
Dopo le polemiche per il 25 aprile Cgil Cisl e Uil temono nuovi disordini alla festa dei lavoratori. «Il nostro servizio d’ordine non basta, quello che è successo domenica è un problema del questore»
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