Ora Tarantini rivela: "Sarei un pazzo a ricattare uno dei grandi del mondo"

Ieri tre ore dai pm. "Io e mia moglie aggirati da Lavitola. Berlusconi non c'entra niente: le escort le pagavo io, lui non mi ha mai chiesto nulla". Poi parla del patto con Scelsi: "C'era un accordo: parlo e non vado in cella". E la donna rivela: "Ero in depressione, ho pensato di togliermi la vita"

Ora Tarantini rivela: "Sarei un pazzo 
a ricattare uno dei grandi del mondo"

Gian Marco Chiocci - Massimo Malpica

Ecco i verbali dei coniugi Tarantini, Giampi e Nicla. Entrambi negano con forza l’estorsione e si dilungano sui rapporti col premier e con il «traditore» Lavitola. In 95 pagine Gianpaolo Tarantini (interrogato ieri una seconda volta per tre ore e mezzo) consegna la sua verità a partire dal ricatto al premier. Un ricatto inesistente.

IL RICATTO CHE NON C’È
«Io ho sempre detto, perché è vero, che Berlusconi non c’entra niente, che a me non mi ha mai dato niente, che io non gli ho mai chiesto niente e lui non mi ha mai chiesto niente. Le escort le pagavo io, l’ho sempre detto. Berlusconi non è assolutamente ricattabile». E non lo sarà mai. «Sarei un pazzo a ricattare uno dei 10 uomini più famosi del mondo, ho due figli (...). Io domani impazzisco, vado a Bari, dico: “Senti, Berlusconi pagava... sapeva che io pagavo le donne, li girava la droga, anzi la droga me la dava pure lui”, no? Facciamo questa ipotesi. Quelli dicono... sono stato intercettato, pedinato per 24 ore, sapevano tutto di me, avevo microspie in auto, casa, bagno, ufficio, mentre entro a Palazzo Grazioli (...) non hanno mai trovato niente. Quindi se dicessi una cosa così sarebbe impossibile. Il mio è solo un fatto psicologico che se io perdo l’indagine con Berlusconi, Berlusconi con me... mi dimentica (...)».

«CHI È CON SILVIO È FINITO»
Per spiegare la storia dei 500mila euro, del fatto che fosse un prestito, del perché non voleva tirare di nuovo in mezzo il presidente col quale aveva un rapporto diretto, dice: «Ogni volta che qualcuno è coinvolto con Berlusconi è finito!». Racconta la prima volta dal premier «alla Corte di Arcore» dopo lo scandalo D’Addario, staccando le batterie del cellulare su input di Valter (sic!): «Ero straimbarazzato, credo che mi sia anche commosso in quell’occasione, non ho avuto neanche la dialettica...».

IL PATTO GIAMPI-PM SCELSI
Si è tanto discusso del presunto patteggiamento ispirato da Berlusconi per Tarantini che avrebbe impedito la diffusione delle intercettazioni a luci rosse (cosa non vera non essendo Tarantini l’unico imputato). Oggi però Gianpi rivela ben altro. Che le presunte notizie riservate ottenute dal procuratore Laudati, erano millantate per mettere pressione a Lavitola che frenava sull’incontro col premier. Eppoi che il pm Scelsi, titolare iniziale dell’inchiesta e grande accusatore del procuratore Laudati (indicato come «insabbiatore» pro premier) avrebbe stretto un patto con lui. L’unica «richiesta di parteggiamento - dice - l’ho fatta a luglio 2009, prima che scoppiasse tutto il casino mio! Prima che fossi arrestato, perché c’era un accordo - voi lo sapete, siete magistrati! - tra me e Scelsi, tra i miei avvocati e Scelsi, che era: io parlo e non mi arrestate. E Tarantini patteggia tutto ed abbiamo finito. Scelsi dice di sì» ma a fine 2009 «mi arrestano». Chi lo arresta? Laudati. «Non mi arresta mica Scelsi (magari!)».

«LO SCOOP È DEL PREMIER»
Pur non avendo un riscontro certo, i pm sembrano indicare in Berlusconi il suggeritore dello scoop di Panorama: «Se Berlusconi avesse voluta avvisarla - insinua il pm con Tarantini - aveva due possibilità: o chiamarla riservatamente, oppure in ogni caso, lei è avvisato - come tutti gli italiani - da un articolo che compare su un settimanale (...). Cerchiamo di non prenderci in giro (...). Era meglio, come è stato, avvisarla (poi non sappiamo chi sia stato a dare le carte, stiamo indagando). Ma è stato sicuramente che lei fosse avvisato a mezzo stampa! Lei e tutti gli altri, compreso Lavitola, che se ne è andato. Ma lasciamo stare...».

IO COME MORA E DELL’UTRI
A Tarantini che spiega «Berlusconi aiuta tutti» i pm chiedono chi altri, per esempio, abbia aiutato. Gianpi fa i nomi, appresi dai giornali, «di ragazze e personaggi in difficoltà, tipo Dell’Utri, tipo Lele Mora, tipo le ragazze». Il gip obietta: «Non sono persone proprio per bene...».

GLI AMICI DALEMIANI

Quando i magistrati gli chiedono perché abbia bussato a Berlusconi, e non altrove, per i soldi che gli servivano a riavviare la produzione di protesi, Tarantini taglia corto: «Ma io con tutti quelli che avevo rapporti di sinistra l’ho tutti denunciati in Puglia, tutti! Tutti, spontaneamente! Quando mi sono seduto davanti ai pm di Bari ho detto: “Io sono Gianpaolo Tarantini, ho favorito la prostituzione, ho ricevuto cocaina e ho corrotto la Sanità in Puglia”, purtroppo in Puglia lavorava la sinistra con quelli vicino a D’Alema».

«LAVITOLA È UN PAZZO»
Tarantini ha un’idea chiara di Lavitola: «È un pazzo (...). Diceva che aveva rapporti fortissimi nella Cia (...). Ha anche raggirato quella poverina di mia moglie che per campare andava lì e si sentiva anche lei tutte le varie fesserie... E poi non so se avessero avuto una relazione, un flirt, non mi interessa, perché, purtroppo, quando sei in quella situazione psicologica, debole, può anche capitare (...). Di più: «È uno psicopatico», «spregiudicato», «un invadente e prepotente».

«ECCO LA BARI BENE HARD»
A giorni usciranno le telefonate a luci rosse, Bari tremerà. Ne è certo Tarantini: «Quando escono io il giorno dopo mi separo con mia moglie, al 100%, fidatevi! Perché si evincono rapporti sessuali miei con parecchie di quelle ragazze, molte! Amiche intime di mia moglie, e se volete vi faccio i nomi, però spero che questo verbale non esca, amiche intimissime di mia moglie, forse tra le migliori amiche, alcune di queste portate a casa del premier, non escort, ma mogli di notai, imprenditori, di avvocati, gente nota, che avevano relazioni con me». Un guaio per lui, ma anche per il prmier: «Vederlo di nuovo sui giornali con ragazze che... punto e a capo: Ruby 2, certo non è piacevole per lui».

«I PM LA VERA OPPOSIZIONE»

Tarantini confessa d’aver chiesto al premier «se era possibile intervenire, visto che era il capo del governo, sui miei procedimenti. E lui mi risponde in questo modo: “Gianpaolo, ma con tutti i problemi che ho io”!?». Laconico il pm: «Era come se lui avesse parlato di corde in casa dell’impiccato, ecco.». Berlusconi ci scherzò su: «La mia più grossa opposizione non è tanto la sinistra, che non vale niente (...) quanto la magistratura».

NICLA: «IO E WALTER...»
In 66 pagine la moglie di Tarantini, Angela Devenuto detta «Nicla» sfoga la sua rabbia. Per l’arresto prima («Se voi mi accusate di quel reato... trovate un’intercettazione telefonica di queste in cui o io o Gianpaolo diciamo: «Se non mi dai 500mila euro, io lo rovino». Non ce n’è una!») e per il gossip poi. «Ero reduce da una situazione con mio marito grave (...) con le corna mi aveva sputtanato (...). Mi sono appoggiata interamente a lui (Lavitola, ndr) ma se è stato scritto amante, per me amante è un altro fatto (...)».

ARCURI, FESTE E MIGNOTTE

«Ad alcune cene ci sono andata, poi non più, aspettavo la mia seconda figlia. Allora lui portava delle amiche (...) ragazze normali che facevano lavori comuni, oppure che ne so gente anche amiche dello spettacolo, che ne so la Manuela Arcuri, all’epoca in cui lui si conosceva». Lei restava a casa, lui andava alle feste: «In mezzo a queste sono capitate delle mignotte (...). Il presidente, se avesse solo lontanamente fiutato una D’Addario in casa sua, avrebbe dato un calcio in culo a lei e a lui (...). Il presidente ci aiutava perché noi gli facevamo pena (...). Se è vero che lui (Lavitola, ndr) l’ha avuti e se l’è presi i soldi, io e mio marito anziché in carcere dovremmo denunciarlo per truffa».

CARCERE E SUICIDIO

«Quell’inverno che mio marito ha trascorso ai domiciliari ho rischiato la depressione più nera, se io non avevo qualcuno che mi aiutava, io avevo la bambina appena nata, sono andata in depressione post partum. Mille volte e più io ho pensato di buttarmi dal balcone e non l’ho fatto solo per amore dei miei figli (...)».

In cella «io vi giuro, se avessi avuto un coltello me lo sarei ficcato qua e mi sarei uccisa! Ecco perché mi hanno tolto i lacci delle scarpe da ginnastica, io mi sarei uccisa»!
(Ha collaborato Simone Di Meo)

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