Per la generazione cresciuta con i film di John Ford e gli «spaghetti-western» di Sergio Leone, ci sono suoni, musiche e rumori che rimangono incasellati nel dna. Il fischio del vento che rompe il silenzio assordante del gran canyon, il calpestìo sui ciottoli appesantito dagli speroni polverosi, il sibilo delle pallottole che scheggiano gli stipiti del saloon; così come le inconfondibili melodie di Ennio Morricone che contribuirono non poco ad annoverare tra i cult movies pellicole come «Il buono, il brutto e il cattivo», «Per un pugno di dollari» o «C'era una volta il West». Anche se il western è un genere non più in voga, quei suoni non hanno mai cessato di vibrare nella memoria collettiva dei cinefili, complici le abbondanti citazioni fatte da registi come Quentin Tarantino. Ma a rinfrescarci la memoria ci pensa il regista canadese Denis Blais che, da domani, porta in scena al teatro Ciak la sua «Spaghetti western orchestra», una sorta di musical semiserio in cui cinque polistrumentisti recitano -è il caso di dirlo- le colonne sonore più care al pubblico dei duelli al sole. Gli strumenti utilizzati sulla scena sembrano usciti più da un supermarket che dal conservatorio: mele, buste di cornflakes, lattine di birra, guanti di gomma, attaccapanni e perfino tagliaunghie, sono gli originali escamotage con cui i performer sul palco danno vita agli effetti speciali riproducendo, in modo bizzarro, ora gli spartiti di Morricone, ora i caratteristici rumori del western fuorilegge. Spari, porte che cigolano, corse al galoppo, schiocchi di frusta, intermezzi di armonica; i cinque membri della demenziale orchestra (Grame Leak, Patrik Cronin, Shannon Birchall, Boris Conley e Jess Ciampa) sul palco fanno letteralmente di tutto. Ognuno, seguendo loriginale trama del regista, è un personaggio che al tramonto torna dallaldilà per riportare ancora in vita la musica.
Sullo sfondo delle selvagge praterie, i protagonisti evocano il padre del genere, Sergio Leone, chiedendogli la spiegazione dei suoi cruenti finali. Epici i nomi dei personaggi: The Storyteller, the Bankteller, the Goldschmeller, the Lieteller, the Youngfeller. Il risultato è unassurda epopea dove, inutile dirlo, si alternano le citazioni ai più famosi film di Leone.
«La mia idea -spiega il regista Blais che ha debuttato al Montreal Jazz festival nel 2007 e da allora ha registrato spettacoli sold out in tutto il mondo- non era quella di riproporre le trame più famose, ma suggerire immagini e visioni al pubblico e poi lasciare il resto allimmaginazione dello spettatore».
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