Oriundi Qualità, non passaporto

di Tony Damascelli
La nazionale agli italiani. Lo slogan riempie la bocca ma si tiene lontano dal cervello. La convocazione di Amauri ha provocato qualche turbativa politica, la Patria viene celebrata proprio da coloro i quali se ne fregano di Mameli, del tricolore e di tutto il resto della cerimonia. Piccole beghe di propaganda. All’orizzonte i cognomi di Ledesma o di Thiago Motta, altra brutta gente per i succitati patrioti dell’ultima scheda elettorale.
Il calcio cerca di bonificarsi a parole ma la storia dimostra che l’apporto del «meteco» ha dato onore e gloria allo sport nostrano, in ogni disciplina. Qualcuno ha dimenticato i titoli mondiali vinti con e grazie a Mumo Orsi, Guaita, Camoranesi, tanto per dire o le prestazioni richieste a furor di popolo di Sivori, Altafini, Maschio, Angelillo, Montuosi, Ghiggia, Firman, Libonatti, Lojacono, Puricelli, Pesaola, Ricagni, Schiaffino, Soriani. Sì, ne ho dimenticati alcuni, fanno parte dell’almanacco del calcio e della nazionale azzurra, nessuna vergogna, semmai sono stati e sono altri gli scandali, semmai il salario di certi allenatori, semmai i premi e i privilegi di alcune spedizioni euromondiali, semmai la fuga dalle responsabilità di molti dirigenti. Non è certo Amauri, o non lo sarebbero Thiago Motta o Ledesma, i guai del nostro calcio.
Piuttosto Cesare Prandelli non si faccia prendere dall’entusiasmo demagogico di cambiare per cambiare, se l’oriundo serve davvero, se non esistono alternative sicure, garantite, allora sì, senza se e senza ma tanto per usare un cattivo linguaggio della politica. Basta controllare gli organici di altre squadre nazionali, basta verificare quello che accade all’estero, in Francia o Germania, in Inghilterra, laddove anche paesi e culture storicamente nazionalistiche hanno attinto a un «mercato» di immigrati. Il resto è soltanto fuffa di falsa ideologia, lo sport ha bisogno di risultati, ottenuti con la lealtà, il rispetto del regolamento, la nettezza dei comportamenti.
L’ultima coppa del mondo di football in Sudafrica ha dimostrato che di nostalgia e di ignoranza si può morire. Personalmente non ritengo Amauri il migliore attaccante «italiano» ma, al tempo stesso, non penso che il suo eventuale impiego in nazionale disturbi la nostra storia, intossichi la Patria e il senso di appartenenza al paese.

Gli oriundi pagano le tasse, magari a differenza di qualche italiano doc, sono in regola, dunque con la legge. Il campo, poi, dice e dirà la verità. Sempre. Lo sport parla una lingua sola, universale. Ditelo a Jesse James.

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