Orlando, il portavoce di Veltroni parla spezzino

Nuove generazioni che avanzano. Dal Popolo della libertà al Partito Democratico è il momento degli under 40. Se nel centrodestra sono loro a ricoprire importanti incarichi anche a livello ministeriale, il Pd si divide tra ministeri ombra e posti all’interno del partito per dare una faccia nuova ad un partito che si professa «nuovo». Così ecco che Walter Veltroni ha scelto di nominare come portavoce il deputato ligure Andrea Orlando.
Orlando, 39 anni, della Spezia, è membro della commissione Bilancio della Camera e componente della Commissione parlamentare Antimafia. Ha cominciato l'attività politica giovanissimo nel settore giovanile del Pci (la Fgci) e nel 1989 è diventato segretario provinciale della Fgci e l'anno successivo eletto nel consiglio comunale della Spezia. Dopo lo scioglimento del Pci Orlando aderisce al Pds e poi ai Ds diventando dirigente nei quadri del partito prima a livello locale e poi, nel 2004, a livello nazionale, ricoprendo il ruolo di responsabile dell'organizzazione del partito. Nel 2006 si presenta alle politiche venendo eletto nelle liste dell'Ulivo e rieletto alle politiche del 2008 viene rieletto per il partito Democratico alla Camera dei Deputati sempre nella circoscrizione Liguria. Oggi ha un nuovo ruolo che lo lancia nella ribalta nazionale, premiato dal suo impegno nell’organizzazione del partito. «Sono particolarmente soddisfatto perché si tratta del completamento di un’esperienza che sto facendo da un anno all’interno dei democratici e sono felice di poter mettere la faccia per questo partito». Non tutti, soprattutto di questi tempi, lo dicono ad alta voce, ma questo soggetto politico Orlando lo sente suo, «mio e di una generazione, quella dei miei coetanei e dei più giovani, che ci ha creduto di più di altri: ho collaborato a crearlo, a costruirlo e ora voglio che questa esperienza venga consolidata».
Praticamente la figura di Orlando sarà quella di contraltare di Mara Carfagna che il premier Silvio Berlusconi ha scelto di far diventare il volto del Governo per le comunicazioni alla stampa, «certo sono meno bello del ministro, magari spero di giocare su una competenza maggiore - scherza il deputato spezzino-. Lavorerò a stretto contatto con Veltroni e il partito: il mio ruolo non è da confondere da quello del governo ombra che ha una sua struttura autonoma. Sarò più mirato su quella che sarà la comunicazione di iniziativa politica».
Ruolo delicato non solo per la carica fine a se stessa, quanto per la fase travagliata che sta attraversando il Partito Democratico tra le difficoltà a darsi un’identità e le divisioni interne. «Mi stupirei se non vi fossero questi problemi in un soggetto che è la sintesi di 70 anni di storia. I sondaggi stanno dimostrando che anche per noi le cose stanno cambiando, tornando al mio ruolo il problema è cosa si dice alla società e non la disciplina interna».
Dal ministro ombra Roberta Pinotti ad Andrea Orlando, sembra che il Pd voglia dare un occhio di riguardo alla Liguria. «Il Pd è federalista ed è logico che stia attento al territorio.

Ma su certe scelte- spiega Orlando- credo sia caduta anche l’attenzione sulla strategicità per un movimento come il nostro di non perdere una territorialità come questa». Peccato che a Roma di veri liguri nel Pd ce ne siano pochi, «ma la Melandri è seduta vicino a Tullo, magari subisce qualche influsso».

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