Ma ormai non ci sono più le figurine di una volta. Al massimo le figuracce

Caro direttore,
anche la raccolta delle figurine dei calciatori sta perdendo il suo fascino. Purtroppo la sfrenata rincorsa del profitto ha fatto perdere la magia che aleggiava intorno agli scambi di noi ragazzini, che per ricevere il mitico Pizzaballa eravamo disposti a sacrificare il nostro doppio Benetti. L’album si allarga ogni anno di più, l’edizione di quest’anno contiene quasi 700 figurine, arrivando perfino alla serie C e al calcio femminile. Per i piccoli tifosi è impossibile completarlo, a meno che non vengano sacrificate le proprie paghette, dopo aver richiesto continui contributi a genitori e nonni.

Caro Luglio, con il bene che ti voglio, lei ha proprio ragione: non ci sono più le figurine di una volta. Al massimo le figuracce. E un po’ a me dispiace perché appena Maurizio della segreteria di redazione, gran collezionista pure lui (di figurine, non di figuracce), mi ha mostrato la sua lettera, il pensiero è andato subito là: Castellini, Santin, Salvadori, Patrizio Sala, Mozzini, Caporale, Claudio Sala, Pecci, Graziani, Zaccarelli, Pulici. Album Panini, anno d’oro 1975-1976. E allora io e Maurizio per un attimo siamo tornati bambini e abbiamo cominciato a giocare, come allora, scambiandoci calciatori che però, ormai, purtroppo possiamo solo attaccare all’album dei ricordi: Domenghini per Mascetti? Sì, ma tu mi dai anche Garlaschelli. Frustalupi? Ce l’ho doppio. Helmut Haller (Juve)? Mattolini (Fiorentina)? Cerilli (Vicenza)? Non valgono nulla: io ho Cuccureddu (Juve), Vernacchia (Atalanta) e Speggiorin (Vicenza). Vuoi Bigon (Milan)? Allora mi devi dare almeno Bedin (Inter) e Martiradonna (Cagliari). «Celo, celo, manca». Giochiamo a muretto? O ad alfabeto? La trappola della nostalgia è micidiale. Te le ricordi quelle dei primi anni Settanta quando si vedevano i giocatori in azione? E le caricature di Bruno Prosdocimi? E Néné? Te lo ricordi Néné? Altro che Obama. Un nero alla Casa Bianca, si capisce, fa un bell’effetto: ma vuoi mettere un nero sulla fascia sinistra nel 1970? Di Giorgio Ferrini (eterno capitano) ricordo lo sguardo buono, di Copparoni i tuffi da posa fotografica, e Claudio Sala faceva certi dribbling che sembrava impossibile da fermare anche quando gli avevo messo la colla. Per una bustina bastavano 20 lire. Venti lire, capisce signor Luglio? Se non vado errato equivale a un centesimo: oggi non si compra proprio nulla. Una volta, invece, ci compravamo la felicità. Che cosa vuole? Cambia tutto. Adesso, ha ragione lei, completare un album è un’impresa. Ricordo che la prima volta che ci riuscii fu in occasione dei mondiali del 1974 in Germania: c’era la Germania di Gerd Muller, l’Olanda di Cruyff, a me faceva simpatia la Polonia di Deyna, Lato, Zmuda, Gadocha e Tomaszewski mentre imparai ben presto a non avere troppa fiducia in quei senatori azzurri, da Giorgio Chinaglia a Luciano Spinosi... Con mio figlio abbiamo provato a ripetere l’operazione agli ultimi mondiali: impossibile. Così come è impossibile (o quasi) completare l’album della serie A. Prima di perdere tutti i soldi, in genere, si finisce per perdere la pazienza. Ed è quasi una fortuna.

Anche perché, ormai, non si fa in tempo a finire una squadra che due o tre giocatori hanno cambiato maglia. E quel «trasferito» che dovremmo scrivere sopra alle maglie del cuore, in realtà, è come se lo scrivessimo sulla nostalgia...

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