Andrea Cuomo
Ornellaia è una delle aziende mito di quel mitico terroir che è Bolgheri, terra di «cipressi alti e schietti» e di grandi vini in odore di Bordeaux. La Tenuta dellOrnellaia fu fondata nel 1981 dal marchese Lodovico Antinori che, su un terreno nella Maremma più selvaggia ereditato dai Della Gherardesca, parenti per parte di madre, decise di creare unazienda vitivinicola di altissimo profilo. Cabernet Sauvignon, Cabernet Franc e Merlot sono i vitigni coltivati, quelli classici del Bordeaux e quelli più adatti al particolarissimo terroir maremmano, con suoli di tipo alluvionale e vulcanico, il clima mite e marino e la vegetazione onusta di aromi mediterranei. Gli ettari vitati sono 76, suddivisi in due aree vicine ma molto differenti per vocazione: la casa madre Ornellaia, dove si trovano anche le cantine, e Bellaria.
La filosofia Ornellaia, oggi di proprietà dei marchi Frescobaldi e Mondavi, è semplice ma rigida: produzioni limitate e accuratamente calibrate con le possibilità dellannata, vendemmia a mano, vinificazione separata per ogni vitigno e, in generale, maniacale cura per ogni dettaglio. Quattro le etichette in produzione, ognuna degna di attenzione. Il vino bandiera è però certamente il Masseto, Igt da uve Merlot in purezza che hanno sostato per 24 mesi in barrique. Lannata attualmente in commercio, il 2001, è intensa, potente, di grande persistenza. Un grande di Toscana al pieno della forma. Il prezzo di tale meraviglia, certo, è da intenditori, come del resto il vino: supera decisamente i 100 euro. E se qualche lettore storcerà la bocca, è pur giusto ogni tanto volare alto. Si vola alto anche con laltro gioiello aziendale, quello che porta il nome della Tenuta, lOrnellaia, Bolgheri doc Rosso Superiore da uve Cabernet Sauvignon, Merlot e Cabernet Franc. Un taglio bordolese classico di grande lignaggio, balsamico e vellutato, con tracce di cuoio. Un vino sempre molto costoso (sui 90 euro), che però ha una diffusione insolita per questi livelli: è prodotto infatti in oltre 150mila bottiglie, ciò che ne fa un perfetto ambasciatore della grande enologia italiana in tutto il mondo. Gli altri due vini, pure ottimi, di fronte a tali campioni corrono il rischio di passare per secondari.
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