Loreto (Ancona). Ancora morte per amore. Per presunto amore. È successo di nuovo, in questa estate di omicidi spacciati per gesti disperati di uomini lasciati dalle loro compagne. È successo a Loreto, nelle Marche. Alberto Sopranzi, 51 anni, armato di una pistola spara per gelosia. Spara per amore, dirà qualcuno troppo buono o troppo ingenuo. Lobiettivo è Vincenza Benilda Mannino, 28 anni, con cui luomo aveva una relazione. Lei vuole lasciarlo, lui non lo accetta. In casa ci sono anche Rita Pulvirenti, 54 anni, la madre di Vincenza, e Silvana Mannino, sorella di Vincenza. Cadono tutte e due sotto i colpi di pistola. Fuori, a pochi metri di distanza, ci sono Gaetano, 14 anni, e Salvatore, un anno e mezzo, i due figli che Silvana Mannino aveva avuto dal marito separato. Sentono tutto, e il più piccolo viene portato via da una vicina, mentre altri danno lallarme al 112. Sopranzi intanto inforca la sua mountain bike gialla e nera e scappa. Vaga per le campagne, dopo essersi disfatto del cellulare, chiamando con una scheda «pulit» persone a lui vicine, già contattate dai carabinieri perché lo convincano a costituirsi. Cosa che fa verso alla stazione dei carabinieri di Numana. «Ho perso la testa, non so neppure io cosa ho fatto», le sue prime parole.
Ogni volta siamo qui a raccontare la stessa tragedia. Lultima volta era accaduto qualche settimana fa: lui aveva 30 anni, e la settimana scorsa si era laureato in biologia con 110 e lode. Lei di anni ne aveva solo 16, e che la storia tra i due dovesse finire era già scritta, forse, in questa non comune differenza detà. Però si amavano, dicono quelli che avevano vissuto da vicino la loro storia, cominciata un anno fa. Lui si chiamava Fabio Riccato; lei Eleonora Noventa. Abitavano a cento metri luno dallaltra. Sabato scorso si erano lasciati, dopo una brutta litigata. Ieri lui ha inforcato la sua Vespa, è andato ad aspettarla sotto casa e quando lei è arrivata, in bici, ed era diretta dalla nonna, ha cominciato a parlarle fitto fitto, ma è finita che hanno litigato di nuovo. E siccome lui lo sapeva, che sarebbe andata a finire così, e giudicava intollerabile lidea di essere lasciato, ha tirato su il sellino della Vespa, ha preso la Smith & Wesson 357 magnum che si era portato dietro e le ha sparato tre volte: due al torace e una alla testa. Poi ha rivolto larma contro se stesso e si è ficcato una pallottola nel cuore. Tutto questo ad Asseggiano, vicino Mestre, sotto gli occhi di un bel po di persone che non hanno fatto in tempo a muovere un dito per evitare la tragedia. E sotto gli occhi della madre di lei, che è arrivata qualche momento dopo la tragedia e gridava: «Ditemi che non è grave, ditemi che non è lei
».
Prima di Eleonora ci sono state Daniela, Cristina, Simona, Maria e Sonia. E poi ancora Debora, Anna Maria, Roberta, Chiara; e due ragazze straniere: Alicia, una dominicana, e Angela Mihailova, una romena. Destini simili, legati da un incontro con lo stesso tipo duomo: fidanzato, marito, convivente: quello che non sopporta la separazione, che la vive come un insulto sanguinoso, dunque da lavare col sangue. Ultimamente, pagando pegno allo scervellato ossequio che linglese si è guadagnato, si è preso a chiamarlo stalking, come di cacciatore che insegue furtivamente la preda. Ci hanno fatto una legge, lanno scorso, e da allora sono finite in carcere 1.200 persone, 293 nei soli primi tre mesi di questanno. Daniela Gardoni, di Volta Mantovana, aveva da poco vinto la causa di separazione dal marito Omar Bianchera. Il 25 aprile Omar lha uccisa, e già che cera fece fuori anche due vicini di casa con cui aveva dei conti in sospeso. Cristina Rolle morì a maggio, di coltello, davanti allassistente sociale di Collegno davanti alla quale si discuteva laffidamento delle figlie avute dal marito, Giampiero Prato.
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