Ortis: «Infrastrutture carenti, è stato impossibile approfittare dei prezzi bassi»

Ortis: «Infrastrutture carenti, è stato impossibile approfittare dei prezzi bassi»

Il numero chiave del gas in Italia, quello che fa capire la situazione d’emergenza, è 450 milioni: sono i metri cubi del consumo giornaliero, un record mai riscontrato in passato e superiore di 80-100 milioni alle giornate di picco dello scorso anno. L’Italia, che non possiede gas proprio e che lo importa da varie aree, è dipendente dall’estero. Il gas arriva dalla Russia (primo fornitore con il 30 per cento circa del fabbisogno), dalla Libia, dall’Algeria, dal Nord Europa, attraverso gasdotti transnazionali o sottomarini; in più, due rigassificatori, uno dell’Eni al largo di La Spezia, uno di Edison, al largo di Rovigo.
Che cos’è accaduto in questi giorni? Che la Russia ha ridotto le sue forniture con punte del 30 per cento, perché i consumi sono aumentati anche entro i suoi confini. In più, il rigassificatore di Rovigo (che da solo vale 23 milioni di metri cubi al giorno), è rimasto fuori uso per maltempo: le navi provenienti dal Qatar, che alimentano l’impianto di trasformazione del minerale dallo stato liquido a quello gassoso, non hanno potuto avvicinarsi a causa di onde che hanno raggiunto i 5-6 metri.
Una situazione straordinaria, che tuttavia richiama situazioni che anche negli anni passati avevano suonato l’allarme. Su come agire, tutti gli esperti sono in sintonia: differenziare il più possibile i Paesi fornitori, migliorare le infrastrutture di arrivo, puntare su nuovi rigassificatori, valorizzare l’attività di stoccaggio (cioè i «magazzini» ai quali si attinge quando necessario. In questi giorni gli stoccaggi di Eni ed Edison hanno riversato sul mercato 180 milioni di metri cubi al giorno). In questa fase si è apprezzato il valore dei contratti a lungo termine (ventennali o trentennali, detti take or pay perché il gas viene pagato anche se non ritirato), che comunque mettono al riparo da sorprese: oggi sul mercato «spot», dove il gas viene compravenduto istantaneamente, non se ne trova, mentre fino a poco tempo fa ce n’era in sovrabbondanza e a poco prezzo, come aveva sottolineato mesi fa l’ex presidente dell’Autorità per l’energia Alessandro Ortis, parlando di «bolla di disponibilità di gas sul mercato internazionale». Una bolla che però l’Italia non riesce a sfruttare per carenza di infrastrutture. Ed ecco perché senza contratti a lungo termine saremmo al freddo. Va anche detto che se, fino a questa ondata di freddo, il gas-spot costava molto meno di quello a lungo termine, oggi i valori si sono invertiti.
«Si tratta certamente di un’emergenza - sottolinea al Giornale Ortis -. Bene hanno fatto governo e Autorità ad assumere tempestive iniziative di precauzione». Ortis si riferisce soprattutto all’attivazione dei contratti interrompibili e alla preferenza delle centrali a olio combustibile piuttosto che a gas.

«Naturalmente si tratta di un’allerta necessaria anche se non deve trasformarsi in allarmismo. Questa fase di crisi evidenzia ancora una volta la necessità di accelerare il recupero dei ritardi nello sviluppo infrastrutturale che da tempo avevo segnalato: stoccaggi, rigassificatori e potenziamento dei gasdotti».

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