Controcultura

Orwell e i diritti umani contro la Guerra fredda

Con Arthur Koestler e Bertrand Russell l'autore di «1984» stese un programma. Ma il filosofo...

Orwell e i diritti umani contro la Guerra fredda

Buio a mezzogiorno dell'ungherese Arthur Koestler (1905-1983) è uno dei romanzi che hanno cambiato il mondo, come disse una volta George Steiner. Pubblicato in inglese con grande successo nel 1941, il libro raccontava le purghe di Stalin e i processi farsa, in particolare quello di Bucharin. Koestler, un ex comunista dalla vita molto avventurosa, metteva una pietra tombale sul socialismo reale, un sistema di potere che annientava l'importanza dell'individuo al cospetto della Storia, della Rivoluzione e del Progresso.

Una strada simile era stata percorsa dall'inglese George Orwell (1903-1950). Socialista e rivoluzionario, aveva detto addio alla sinistra «ufficiale» dopo aver vissuto in prima persona la Guerra di Spagna. A Barcellona, in mezzo alle pallottole, aveva scoperto che i socialisti libertari e democratici avevano un nemico inatteso: l'Unione Sovietica di Stalin. Un Paese totalitario proprio come la Germania nazionalsocialista di Adolf Hitler. Nel 1945 pubblicò la favola tragica della Fattoria degli animali, un durissimo attacco allo stalinismo rifiutato dagli editori fino al termine della Seconda guerra mondiale: Stalin era pur sempre un alleato. Il 1945 è un momento tragico nella vita di Orwell. Passa dal Tribune all'Observer per essere inviato come corrispondente al fronte. La moglie Eileen muore per le complicazioni nate nel corso di un intervento chirurgico. L'anno prima aveva adottato Richard Horatio. La fattoria degli animali è un successo ma qualcosa si è spezzato in Orwell. Nel 1947 si trasferisce a Jura, gelida e deserta isola delle Ebridi. La tubercolosi, per colpa del clima, peggiora immediatamente. Orwell si sente l'ultimo uomo del mondo. E proprio L'ultimo uomo del mondo è il primo titolo del romanzo a cui lavora nel 1948. Il titolo finale sarà 1984, una distopia fantascientifica ispirata al mostruoso regime dell'Unione sovietica. Il partito è tutto: decide cosa è vero e cosa è falso, cosa è avvenuto e cosa non è avvenuto. La sorveglianza è totale, i normali cittadini rischiano costantemente di essere catturati e rieducati o, peggio, fucilati. Il totalitarismo si insinua nell'anima e costringe l'uomo a rinnegare se stesso e i propri sentimenti. Solo i membri del partito sembrano godere del privilegio di una libertà almeno parziale.

Il filosofo gallese Bertrand Russell (1872-1970) fu un grande matematico e logico. Sempre presente nel dibattito politico, abbandonò il pacifismo quando venne il momento di combattere i nazisti (con i quali, inizialmente, voleva discutere). Disilluso sul valore del comunismo, Russell uscì dalla Seconda guerra mondiale come socialista democratico e libertario.

Per anni si è discusso di un manifesto dei diritti umani scritto da Orwell, condiviso da Koestler e firmato anche da Russell (coinvolto da Koestler). La cosa non andò in porto soprattutto per le incertezze di Russell. Per la prima volta, possiamo leggere il manifesto ritrovato da David Smith e pubblicato nella seconda edizione di George Orwell Illustrated (Haymarket Books, pagg. 268, dollari 17, illustrazioni di Mike Mosher). Il dattiloscritto fu redatto da Orwell e datato 2 gennaio 1946. La revisione di Koestler e Russell avvenne invece nel corso del maggio 1946.

Fulminante l'incipit: «Negli ultimi 50 anni è emerso che la concezione di libertà e democrazia elaborata nel XIX secolo è insufficiente. Senza uguaglianza di opportunità e con differenze esagerate nella retribuzione, i diritti democratici hanno poco valore. Ma la tendenza, dopo la Rivoluzione sovietica, è stata quella di enfatizzare troppo questi aspetti. L'economia non è tutto. Non si possono relegare in un angolo l'habeas corpus, la libertà d'espressione e di stampa, e l'assenza di intimidazione politica». Lo scopo del manifesto sarebbe disinnescare la Guerra fredda ma anche le tendenze autoritarie e populiste generate dall'esempio negativo dell'Unione sovietica. I punti del programma sono quattro: garantire eguali opportunità ai cittadini; evitare lo sfruttamento da parte di individui o società; difendere la proprietà, inclusa quella intellettuale; raggiungere questi obiettivi col massimo dell'efficienza e il minimo dell'ingerenza.

Fu Russell a far naufragare il manifesto. Il filosofo pacifista (a intermittenza) arrivò ad auspicare un attacco atomico preventivo contro Stalin prima di ricredersi qualche tempo dopo. Al contrario, Orwell faceva appello agli uomini liberi del mondo intero, Russia inclusa. Niente da fare. Orwell si trovò così con un bel po' di tempo a disposizione.

Abbiamo perso un attivista e guadagnato 1984.

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