Cronache

«Oscurati» su Facebook, citati dalla Crusca

«Oscurati» su Facebook, citati dalla Crusca

(...) dell’Accademia della Crusca, l’organo supremo di tutela e difesa del patrimonio linguistico italico che si occupa, fra l’altro, anche dell’evoluzione del «verbo» nel tempo.
Ebbene, gli illustri studiosi della lingua madre, in uno dei più recenti e abituali riscontri alle domande del pubblico via internet, hanno preso a modello proprio gli «Amici del Giornale-Genova» per disquisire intorno alla «testimonianza della varietà degli usi e valori del comunque testuale nell’italiano contemporaneo».
Gli Accademici, eredi di quelli che storicamente e lodevolmente volevano «separare il grano dal loglio», si sono rifatti ad «alcuni esempi concreti, tratti da fonti diverse e riconducibili a diversi generi e tipi di testo».
Ed è qui che spunta il gruppo degli «Amici», con la frase, tratta direttamente dal loro sito: «... è vero alcune persone non si conoscono ma comunque hanno degli interessi comuni che in qualche modo li legano...». Fonte, rileva l’Accademia della Crusca: «Una discussione telematica su facebook, nel gruppo “Amici del Giornale-Genova“...». Seguono una serie di disquisizioni, a dire il vero un po’ criptiche, per giustificare l’assunto. Tipo: «In questi casi, il valore avversativo di comunque è simile a quello di tuttavia, ugualmente, lo stesso, e la sua funzione è quella di riprendere e rinforzare il contrasto insito nella relazione concessiva». Boh!
Si sa come vanno queste cose, con gli illustri Accademici della Crusca: quando ci si mettono d’impegno, mica guardano alla crisi dei mercati, all’aumento dei prezzi, al calo dei salari, al crollo delle Borse mondiali. Loro si occupano, di questi tempi - beati loro! - della «regola grammaticale, appresa a scuola, secondo cui “comunque“ non può essere usato solo ma richiede obbligatoriamente di essere seguito da un verbo al congiuntivo...».
L’importante, per noi (e per Cevasco, immaginiamo) è registrare, con vivo compiacimento, che gli «Amici del Giornale», al di là di ogni «oscuramento» - o oscurantismo? - più o meno malizioso e, comunque, illiberale, sono ben vivi.

Persino nelle menti degli studiosi del linguaggio, se non nelle intenzioni dei gestori del web o, meglio, dell’accesso a facebook.

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