Pechino - Un lunghissimo applauso ha accolto oggi ad Oslo l’annuncio del conferimento del Nobel della Pace a Liu Xiaobo, da parte del presidente del Comitato norvegese del Nobel Thornbjorn Jagland, mentre le televisioni inquadravano le due sedie vuote per il premiato e sua moglie Liu Xia. "E' una farsa politica - denuncia il governo di Pechino - non farà mai vacillare la determinazione del popolo della Cina lungo la via cinese al socialismo".
Censura in Cina Tensione a Pechino nel giorno della cerimonia per la consegna del Premio Nobel per la Pace al dissidente Liu Xiaobo. I servizi televisivi trasmessi sulla vicenda da Bbc, Cnn e altri network stranieri risultano oscurati mentre sul web la censura è pressochè totale: i siti delle stesse testate sono irraggiungibili da giovedì, quello della Commissione per il Premio Nobel è bloccato da settimane. Ma Pechino non ha messo in campo solo misure di sicurezza virtuali: in città si vedono molte più pattuglie di polizia del solito, soprattutto in zone "sensibili" come Piazza Tien An Men.
Città presidiata dalle forze dell'ordine Numerosi poliziotti in borghese presidiano la casa dove due mesi fa la moglie di Liu Xiaobo, Liu Xia, è stata sottoposta agli arresti domiciliari subito dopo l’assegnazione dell’onorificenza e le forze dell’ordine hanno allontanato un gruppo di diplomatici tedeschi che voleva incontrare la donna. Tutti i relatori cinesi - soprattutto avvocati esperti di diritti umani - invitati al "Rule of Law Dialogue" promosso govedì dalla rappresentanza Ue a Pechino sono stati trattenuti dalle autorità; una piccola pattuglia che va ad aggiungersi ai circa 250 attivisti dei diritti umani che secondo Amnesty International la polizia cinese ha fermato o sottoposto a sorveglianza negli ultimi due mesi, impedendo loro di lasciare il Paese nel timore che potessero recarsi a Oslo a manifestare solidarietà a Liu, detenuto in una prigione del nordest della Cina, dove sta scontando una pena di 11 anni per "incitazione alla sovversione".
Obama: "Sia liberato" Barack Obama torna a chiedere a Pechino di scarcerare Liu Xiaobo nel giorno in cui al dissidente cinese verrà conferito ufficialmente il premio Nobel per la Pace, lo stesso che un anno fa fu consegnato al presidente americano. "Liu Xiaobo ci ricorda che la dignità umana dipende anche dall’avanzamento della democrazia, dalla società aperta e il rispetto della legge - si legge in una dichiarazione diffusa dalla Casa Bianca - i valori da lui difesi sono universali, la sua lotta è pacifica e deve essere scarcerato al più presto possibile". Obama ha iniziato la sua dichiarazione esprimendo il "rispetto per gli straordinari risultati ottenuti dalla Cina nel fare uscire milioni di persone dalla povertà" e ribadito la convinzione che "i diritti umani comprendono la dignità che viene dalla libertà dal bisogno". Il dissidente cinese, ha affermato il presidente americano che ottenne il riconoscimento nel 2009, "merita il Nobel più di quanto lo meritassi io, i valori che rappresenta sono universali, la sua battaglia è pacifica e va scarcerato al più presto". "Sono rammaricato", si legge in una nota, "che a Liu e alla moglie sia negata la possibilità di essere presenti alla stessa cerimonia alla quale io e Michelle partecipammo. Oggi, nella giornata universale dei Diritti umani, dobbiamo raddoppiare gli sforzi per far avanzare tali valori universali".
Cina: "Una farsa politica" Dura replica del governo cinese alle accuse mosse dall'America e dall'opinione pubblica mondiale. La portavoce del ministero degli Esteri cinese Jiang Yu, ha menzionato una "mentalità da guerra fredda".
"Noi - ha aggiunto il governo di Pechino - ci opponiamo con forza a ogni Paese od ogni persona che si serva del premio Nobel per la Pace per interferire con gli affari interni cinesi o per violare la sovranità cinese".- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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