Ospedali senza infermieri: «Troppi assenteisti»

RICETTE I medici di base hanno abusato con le prescrizioni: «Enorme spreco di risorse finanziarie»

Pochi infermieri nelle corsie degli ospedali. Carenza strutturale di organico, certo, ma non solo. Se mancano i paramedici, c’è anche un’altra ragione. «Assenteismo». La denuncia arriva in occasione dell’apertura dell’anno giudiziario della Corte dei conti della Lombardia. Un intero capitolo della relazione del nuovo procuratore, Eugenio Francesco Schlitzer, è dedicato proprio alla «diserzione» del personale ospedaliero della sanità pubblica. Un fenomeno non occasionale, ma - scrive Schlitzer - «ampio e diffuso».
Tutto nasce da «una complessa e capillare attività di indagine». «I singoli episodi - prosegue la relazione - si inquadravano nel contesto della cronica carenza di tali figure professionali nelle strutture sanitarie, pubbliche e private, della Regione. Alcune “pseudo-agenzie” di lavoro interinale, per corrispondere a tale esigenza, avevano fornito la richiesta di manodopera, utilizzando anche pubblici dipendenti». Circostanze che hanno causato la «lesione di diversi interessi pubblici» sia sotto «il profilo penale che sotto quello fiscale». Infermieri «fantasma», ma con le tasche piene alla fine del mese. Di qui il danno erariale e quello di immagine per l’amministrazione pubblica. La sanità lombarda, insomma, continua a essere al centro dell’attenzione della magistratura contabile. Oltre agli infermieri assenteisti, infatti, altre cause sono state avviate nei confronti di medici che hanno abusato nella prescrizione di medicinali («che genera uno spreco di ingenti risorse finanziarie»), e ospedali che hanno registrato abusivamente le degenze.
Un altro fronte «caldo» è quello delle società partecipate. Sottolinea il procuratore che «emerge il sempre più frequente utilizzo, da parte delle amministrazioni pubbliche, dello strumento societario per scopi o con modalità che sembrano non conformi all’attività istituzionale dell’amministrazione». Si tratta di strumenti «non rispondenti a un apprezzabile interesse pubblico concreto», o «con malcelati scopi elusivi del patto di stabilità interno o delle procedure di evidenza pubblica per l’affidamento di servizi». E in questo la Lombardia, che «ha partecipazioni in otto società pubbliche, senza considerare le fondazioni», è seconda solo alla Regione Lazio.
Allo stesso modo, resta «costante» l’attenzione sul fenomeno delle consulenze. Il numero delle vertenze è sceso (da 122 a 62), ma è necessario «scongiurare il proliferare incontrollato» degli incarichi esterni, «determinante, come è noto, l’uso distorto delle risorse pubbliche, sotto il molteplice profilo della sovrapposizione delle funzioni (con conseguente duplicazione di costi), della menomazione e demotivazione della professionalità del personale interno e della mancata individuazione di consulenti e collaboratori in grado effettivamente di accrescere il livello di professionalità dell’Ente conferente».
Infine, un paradosso normativo. Spiega il procuratore che la legge Pinto del 2001, relativa alla violazione del principio del termine ragionevole di durata dei processi, ha in realtà peggiorato l’occlusione del «sistema giustizia».

«Uno strumento ideato per compensare le lungaggini giudiziarie, finisce a sua volta per essere esso stesso produttivo di altri ritardi». Basta dare un’occhiata ai numeri. Alle 93 vertenze del 2006 e alle 26 del 2007, infatti, nel 2008 se ne sono aggiunte altre 140.

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