Ottomila cardiologi presto a Milano

Oltre ottomila medici saranno a Milano dal 12 al 16 maggio per il congresso europeo sull’ipertensione. Un incontro scientifico che, dal 1982, si ripete ogni due anni. Gli ipertesi in Italia sono 15 milioni, un esercito di pazienti colpito da questa patologia, spesso asintomatica, che interrompe sovente la terapia per leggerezza, dimenticando il reale rischio di complicazioni cardiovascolari. L’ipertensione, secondo l’Organizzazione mondiale della sanità, è la prima causa di morte al mondo, responsabile del 13% dei decessi. Gli eventi drammatici (ictus, infarti, scompenso cardiaco) crescono in modo drammatico quando il paziente non si cura.
«I valori pressori e l’obiettivo terapeutico devono essere flessibili, in funzione del rischio», afferma il professor Giuseppe Mancia, cattedra all’università di Milano Bicocca, uno dei più apprezzati studiosi dell’ipertensione a livello internazionale. «I limiti ottimali sono sotto i 140-90 mmHg in tutti gli ipertesi, indipendentemente dall’età. Sopra gli 80 anni, quando la terapia ha una funzione protettiva, si possono accettare anche valori un po’ più elevati. Se invece i pazienti sono ad alto rischio come quelli obesi o i diabetici, i valori pressori - aggiunge Mancia - vanno ridotti e tenuti sotto quota 130-80 mmHg».
È solo il 10 - 20 per cento dei pazienti che ha una pressione ben controllata. Il restante 80-90 per cento non la verifica per molteplici ragioni. Spesso queste persone neanche conoscono i valori ottimali; inoltre molti di loro non si recano dal medico per controlli periodici. I dati più recenti mostrano che solo un paziente su cinque ha la pressione sotto i 140-90 mmHg; addirittura infinitesimali sono poi i pazienti che hanno la pressione al di sotto dei 130-80 mmHg. Una ricerca sui pazienti diabetici seguiti da medici generalisti ha mostrato che solo il 3 per cento è sotto questi valori soglia.
«Se l’intervento è tardivo, le possibilità di proteggere gli organi bersaglio dell’ipertensione sono minori perché i danni diventano, almeno parzialmente, irreversibili. Nei pazienti ipertesi - ricorda Mancia - le arterie sono danneggiate, e gli organi sono esposti al danno causato dall’ipertensione e quelli maggiormente colpiti sono cuore, cervello e rene. L’aumento del carico di lavoro del cuore, a lungo andare, può danneggiare i vasi sanguigni che possono compromettere la funzionalità degli organi che ne vengono irrorati. I reni, per esempio, non riescono più a svolgere la loro funzione di filtro e tendono a perdere la capacità di purificare il sangue e di eliminare i fluidi di scarto». Questo fatto a sua volta favorisce l’aumento della pressione. In tutto il mondo almeno 500 milioni di persone – un adulto su dieci – soffrono di insufficienza renale cronica e ogni anno milioni di persone muoiono a causa di malattie cardiovascolari associate a insufficienza renale.
Non si conoscono esattamente le cause dell’ipertensione, ma in questi anni è stato visto che l’angiotensina II, componente finale della cascata del sistema Renina Angiotensina, pur avendo una funzione protettiva in alcune circostanze (restringimento dei vasi, trattenimento dei liquidi), presenta anche una serie di azioni nocive: innalzamento del livelli pressori, alterazione della struttura delle arterie, del cuore, dei reni, maggiore coagulazione del sangue. La ricerca ha dimostrato che farmaci con azione a diversi livelli su questo sistema, oltre a ridurre efficacemente la pressione, svolge anche avere una funzione protettiva diretta. Per esempio, opponendosi all’ispessimento della parete del cuore, alla crescita della placca aterosclerotica e proteggendo direttamente il rene. Oggi le linee guida consigliano l’uso di questi farmaci. La più importante innovazione nella terapia antipertensiva degli ultimi 10 anni, è rappresentata proprio da aliskiren, un farmaco che si differenzia dagli altri antipertensivi perché previene l’iper-attivazione del sistema renina-angiotensina, anziché ridurne parzialmente le conseguenze, assicurando un efficace controllo nel tempo dei valori pressori.
La verifica della pressione del sangue è fondamentale. È giusto moltiplicare le iniziative per far conoscere a tutti l’importanza di cure adeguate e i rischi che si corrono quando vi sono degli sbalzi pressori. Nelle principali piazze di Milano, in giugno - precisa il professor Stefano Carugo, primario cardiologo al Pio albergo Trivulzio - verrà effettuata una grande indagine con visite mediche su «Tir dell’ipertensione» attrezzati per misurare la pressione, il giro vita, la glicemia, il colesterolo, il peso e valutare quindi il rischio cardiovascolare globale. Più spazio alla prevenzione cardiovascolare.

L’Italia svolge da sempre un ruolo rilevante anche nella ricerca clinica sull’ipertensione e sui fattori di rischio. Il professor Mancia è co-chairman dello studio Apollo, un grande trial di intervento terapeutico proprio sul paziente anziano, che sarà avviato nei prossimi mesi.

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