Economia

Pa, donne in pensione a 65 anni: "Un risparmio annuo di 2 miliardi"

L'economista del Mip Politecnico di Milano, Giuliano Noci: "Riduzione strutturale che dà benefici continuativi"

Pa, donne in pensione a 65 anni: 
"Un risparmio annuo di 2 miliardi"

Milano - Un risparmio annuo di circa 2 miliardi di euro. Giuliano Noci, economista del Mip Politecnico di Milano, quantifica in questi termini l'eventuale risparmio generato dalla riforma previdenziale che porterebbe le statali ad andare in pensione a 65 anni. Una riforma fortemente voluta da Bruxelles e che il ministro del Welfare, Maurizio sacconi, attuerà entro il 2012. "La riduzione dei costi sarebbe strutturale e quindi garantirebbe benefici su base continuativa - spiega noci - questi benefici potrebbero essere utilizzati per investimenti a favore dell’occupazione, delle donne e non solo".

Quali sono i costi per l'Italia delle direttive sulle pensioni dell'Unione europea?
"L’Italia sosterrà dei costi solo se non si adeguerà entro l'1 gennaio 2012, così come previsto dalla sentenza della Corte europea. In particolare, la sanzione che potrà essere comminata all’Italia può arrivare a 714mila euro per ogni giorno di ritardo rispetto all’entrata in vigore del provvedimento. Nel caso di adeguamento nei termini previsti, il nostro Paese potrebbe beneficiare invece di un risparmio annuo di circa 2 miliardi di euro: tale riduzione di costi sarebbe strutturale e quindi garantirebbe benefici su base continuativa, che potrebbero essere utilizzati per investimenti a favore dell’occupazione, delle donne e non solo."

Chi ci perderà con questa riforma delle pensioni?
"Occorre una premessa: l’Italia è l’unico Paese che si trova ancora nella condizione di prevedere un pensionamento anticipato per le donne impiegate nella PA rispetto agli uomini con analogo impiego. Anche la Grecia, che era l’unico Paese insieme all’Italia a condividere questa situazione, si è adeguato con il piano anti-crisi recentemente varato. In questo quadro si comprende quanto non sia tanto una questione di 'chi ci perderà', quanto piuttosto di 'che cosa fare' per evitare che questo legittimo e doveroso innalzamento dell’età pensionabile per le donne impiegate nella PA non rappresenti un ulteriore 'tappo' per l’impiego dei nostri giovani. Ricordo infatti che l’Istat ci ha evidenziato proprio la settimana scorsa l’enorme rilevanza che ha assunto il fenomeno della disoccupazione giovanile. Diviene pertanto essenziale accompagnare questo adeguamento alle richieste della Commissione con un serio progetto di riordino della normativa sul lavoro, che tutela solo chi ce l’ha già e rende molto difficile l’impiego strutturato per i giovani."

Qual è l'utilità di portare l'età pensionabile delle dipendenti pubbliche a 65 anni?
"Evitare che si crei una discriminazione rispetto agli uomini, i quali vanno in pensione a 65 anni. In virtù di tale situazione, questi ultimi sarebbero autorizzati – secondo la Commissione – a richiedere un risarcimento dei danni. Vi è in secondo luogo un tema di equità rispetto al resto dei Paesi dell’Unione europea."

La vita media si è allungata, in quest'ottica quali sono i pro e i contro della riforma?
"La riforma tiene conto del fatto che le aspettative di vita delle persone sono significativamente aumentate. In questa prospettiva, la creazione di un meccanismo che riveda l’eta pensionabile in relazione alle aspettative di vita è un vantaggio sia sociale che economico.

Sociale, in quanto si permette a ogni individuo di esprimere al meglio il proprio potenziale; economico, in quanto aumenta l’orizzonte temporale in cui l’individuo contribuisce al pil del Paese e di converso si riduce il periodo di erogazione della pensione."

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