da Roma
«Da luglio si profila un quadro meno positivo per il futuro, per quanto il contesto europeo e mondiale resti positivo. Tutte le indicazioni concordano: nel 2008-2009 la stime di crescita saranno inferiori a quelle che aspettavamo prima dell’estate». Tommaso Padoa-Schioppa conferma che il rallentamento dell’economia è in atto: del resto, i dati Istat dei giorni scorsi (la frenata del Pil nel secondo trimestre e il calo, inaspettato, della produzione industriale in luglio) non lasciano dubbi. E il governatore di Bankitalia Mario Draghi parla di «lieve rallentamento, nell’ordine dello 0,2%, che non sappiamo ancora come si potrà distribuire fra quest’anno e il prossimo».
Padoa-Schioppa e Draghi esprimono i loro dubbi a Oporto, in Portogallo, al termine della riunione informale dei ministri finanziarie dei governatori europei. Si chiamano Ecofin «informali» proprio perché la discussione è aperta, senza un’agenda prestabilita. E stavolta l’argomento clou è stato l’impatto sull’economia europea della crisi legata ai mutui subprime Usa. Un rallentamento della crescita nella seconda metà del 2007 è ormai quasi nei fatti; mentre è ancora difficile fare previsioni attendibili per il 2008 visto che, come spiega Draghi, la crisi non dovrebbe avere «implicazioni significative sulla crescita globale, grazie alla Cina, all’India e anche all’Europa».
Per quanto riguarda il nostro Paese, la frenata in atto non sembra derivare direttamente dalla crisi americana. Gli effetti provenienti dagli Usa «non sono stati tutti stimati con sufficiente precisione», spiega infatti Draghi. Appare sicuro che la previsione di una crescita 2007 al 2% - di cui il governo era certo, tanto da inserire questo numero nell’ultimo Dpef di luglio - sia adesso inattendibile. Ma anche «per l’anno prossimo e per gli anni a venire - ammette il ministro dell’Economia - le stime di crescita dovranno essere probabilmente riviste al ribasso».
Un’economia che cresce meno condiziona inevitabilmente la preparazione della legge finanziaria. «Tps» non entra nell’argomento durante il colloquio con la stampa a Oporto. Osserva semplicemente che «un Paese fortemente indebitato e sottocapitalizzato come l’Italia deve investire di più, non può aumentare né il debito né le tasse, e quindi deve riqualificare la spesa pubblica». Il ministro dell’Economia ribadisce poi che la manovra 2008 non conterrà nuove tasse, ma non si sbilancia sulla possibile riduzione della pressione fiscale: «Non faccio anticipazioni, siamo in pieno cantiere, si lavora ancora in cucina», risponde a chi chiede delucidazioni. Non una parola neppure sulla riduzione dell’Ici prima casa, «non sono cose ancora mature per la comunicazione esterna». Padoa-Schioppa, a proposito dell’Ici (e non soltanto, basti pensare ai tagli di spesa dei ministeri), sa perfettamente che ci sono problemi politici non indifferenti. «La Finanziaria sarà varata il 28 settembre dal Consiglio dei ministri: anticipazioni non ne faccio», conclude.
Il rallentamento economico preoccupa il presidente della commissione Finanze del Senato, Enrico Morando (Ds): andando avanti così, dice, «si rischia la stagnazione».
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