Caro Granzotto, mi associo ai politici e ai lettori del Giornale che reclamano una manifestazione pubblica contro la Finanziaria del governo Prodi. Non sono mai sceso in piazza nemmeno quando ero un giovane studente e in piazza si scendeva spessissimo. Ma questa volta è diverso perché qui ne va non solo del nostro presente ma anche del futuro dei nostri figli e nipoti. Mi chiedo come una persona con la testa sulle spalle come Padoa-Schioppa abbia potuto abdicare al ruolo di ministro delle Finanze lasciando che la Finanziaria la scrivesse Visco del quale conosciamo tutti la smania di rivalsa nei confronti del ceto medio a favore di un inesistente ceto proletario al quale probabilmente crede di appartenere nonostante la villa nell'esclusivo arcipelago delle Eolie e tutto il resto. Io sono dell'idea che un governo possa a buon diritto varare le stangate quando si tratta di rimettere in ordine i conti o programmare lo sviluppo dello Stato. Ma in questa occasione la stangata è esclusivamente punitiva, avendo lasciato il governo Berlusconi una eredità di cassa non così negativa e mancando nel programma del governo attuale ogni riferimento allo sviluppo futuro. La Finanziaria Visco, me la lasci chiamare così, mira solo a punire il «ricco» e questo anche se considera ricco chi porta a casa tremila euro al mese e tra parentesi vorrei sapere quanti ne porta a casa Visco. Sono molto arrabbiato caro dottor Granzotto e lo sono tre quarti degli italiani, su questo ci può giurare. Ben venga quindi la «marcia degli arrabbiati» che mi vedrà senz'altro presente. Non vogliamo essere governati da gente che non ha il minimo senso dello Stato e che chiama Finanziaria quell'incoerente e vendicativo pastrocio, come diciamo dalle mie parti, elaborato da Visco.
Che la Finanziaria Visco sia rancorosa, vendicativa, nessun dubbio. E non ci piove nemmeno sul fatto che nell'insieme essa risulti un «pastrocio» bell'e buono. Però, guardi, caro Moschin, che in quanto a coerenza le batte tutte. Cosa sostenevano i lorsignori oggi al governo (e fra i lorsignori includo gli stimabilissimi colleghi giornalisti che facevano da cassa, da grancassa di risonanza)? Sostenevano che per colpa di quel demagogo d'un Berlusconi gl'italiani, un tempo ricchi e felici, si ritrovavano in bolletta. Intingendo il pennino nelle lacrime Grandi Vecchi dell'informazione riferivano di mamme disperate alle quali mancavano i soldini per il latte del pupo. Di famiglie intere costrette al digiuno nell'ultima settimana del mese essendosi gli stipendi, i salari e gli onorari evaporati nelle prime tre, di settimane. Di una umanità dolente che doveva privarsi dei più minuti piaceri, una pizza, un cinema, una gita fuori porta. E come ripeteva il grande Enzo Biagi, poi veniva l'autunno, la rata del riscaldamento, il cappotto da rivoltare... Ma ecco che giunta alfine al potere la sinistra s'accorge che vero niente, gl'italiani non sono alla canna del gas. S'accorge, sbalordendo, che il benessere, magari in parte per merito di quel demagogo di Berlusconi, è diffuso e altro che minuti piaceri negati, altro che cappotti rivoltati o questue nel caseggiato per comprare una tazza di latte al pupo. Però lei sa, caro Moschin, come ragiona la sinistra: ritenendosi geneticamente superiore non può ammettere d'essersi sbagliata. A sbagliare caso mai sono i fatti.
Paolo Granzotto
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