Padoa-Schioppa fallisce pure l’ultimo blitz

Il ministro ha ribadito l’appoggio ai francesi: "Alitalia è una azienda di consumo, distrugge non crea"

Padoa-Schioppa fallisce pure l’ultimo blitz

da Roma

Per Alitalia non c’è alternativa ad Air France-Klm. Il ministro dell’Economia, Tommaso Padoa-Schioppa, ha posto i sindacati dinanzi a un aut aut nel corso dell’audizione svoltasi ieri alla Camera dinanzi alle commissioni riunite Bilancio, Trasporti e Attività produttive. La controparte, però, non l’ha ascoltato e ha formulato una controproposta che il presidente francese Spinetta ha declinato.
«Le ore che stiamo vivendo oggi sono decisive», aveva sottolineato profetico il titolare del Tesoro e «in funzione delle pochissime speranze dobbiamo ragionare». Per questo motivo, ha aggiunto, «il governo auspica che la gravità della situazione induca ciascuna delle parti interessate ad adoperarsi perché si giunga a una positiva conclusione della vicenda». I destinatari del messaggio, ossia i rappresentanti dei lavoratori, non hanno accolto favorevolmente la sollecitazione. A partire dal segretario nazionale della Fiom-Cgil, Giorgio Cremaschi, per il quale «Padoa-Schioppa continua a fare danni».
Eppure il ministro ha cercato di motivare la scelta affermando come vi sia stata la «massima trasparenza» nelle procedure, ma soprattutto ricordando come Alitalia ormai sia «un’azienda di consumo, al pari di un’opera benefica» perché «distrugge, non crea, valore aggiunto». Alternative ad Air France-Klm come la cordata italiana auspicata da Silvio Berlusconi? «La cessione a imprenditori privati è impossibile e comunque non risolutiva» considerate le «molte peculiarità» del settore del trasporto aereo. Quindi ogni ipotesi concorrente «è un sogno» perché «non ci sono né il nome né il cognome né i progetti».
Allo stesso modo, non appare percorribile la strada del commissariamento. Se la trattativa con la compagnia guidata da Jean-Cyril Spinetta dovesse fallire, resterebbe l’amministrazione straordinaria disciplinata dalla legge Marzano, ma in questo caso le iniziative «dovrebbero essere assai più radicali di quelle proposte da Air France» in quanto «Alitalia non è Parmalat». Mentre l'azienda di Collecchio «era industrialmente sana e in grandissima crisi finanziaria», la compagnia della Magliana «ha un indebitamento del tutto fisiologico ma un conto economico cronicamente in rosso».
Idem per il prestito ponte necessario a ridare un po’ di ossigeno alle casse di Alitalia: il Tesoro è disponibile solo se rappresenterà «l’ultima condizione per l’efficacia dell’accordo tra Alitalia e Air France-Klm».
Pur riconoscendo che negli ultimi 15 anni il ministero dell’Economia ha «sempre sbagliato» nella scelta del management della ex compagnia di bandiera, Padoa-Schioppa ha voluto mettere in guardia la politica dal darle il «colpo mortale» con «uno sfruttamento elettoralistico dei suoi mali» o con una «mancata intesa sindacale». Purtroppo per il ministro la vicenda ha avuto ben altro esito.

Come in occasione di precedenti «forzature» su Guardia di Finanza e Rai, il risultato è stato opposto a quello auspicato. E non c’è stato nemmeno bisogno della «class action per il Nord» invocata dal leghista Roberto Calderoli.

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