Politica

Padoa-Schioppa isolato lo difende solo il premier

Dopo il nuovo affondo di Giavazzi, Prodi interviene sul caso e-mail: «Io non l’ho ricevuta, ma c’è il suo impegno per le riforme»

Fabrizio Ravoni

da Roma

Tommaso Padoa-Schioppa è rientrato ieri pomeriggio al ministero dell’Economia dalle vacanze in Corsica. E si è subito immerso in riunioni con gli uomini della Ragioneria generale dello Stato, ed altri stretti collaboratori. Argomento, la legge Finanziaria e le misure collegate. L’obbiettivo è cercare di rispondere con i fatti alle critiche sulla mancanza di coraggio nell’affrontare il nodo della spesa pubblica, avanzate da Francesco Giavazzi. Durante la riunione, il commento alla «vicenda mail» non è andato oltre a qualche smorfia. Ma a chi lo ha sentito al telefono sull’argomento, il ministro si è mostrato «non di ottimo umore».
E sarebbe stato singolare il contrario. La solidarietà ricevuta (pubblicamente) da Padoa-Schioppa è stata inferiore alle attese. Così, a sostegno del ministro, è sceso in campo il presidente del Consiglio. Romano Prodi non ha ricevuto le mail che si sono scambiate Padoa-Schioppa e Giavazzi; una scelta che ha apprezzato per una questione di stile. E comunque - aggiunge il premier - «non mi sembra che nel contenuto di quelle mail ci siano disparità». Sottolinea che il ministro ha «messo in rilievo che c’è l’impegno serio per fare riforme strutturali e profonde». Prodi osserva anche che «non servono solo tagli o una tantum». E conferma che la spesa pubblica deve essere limitata e le riforme devono essere le più efficaci possibili.
L’intervento del presidente del Consiglio si è reso necessario perchè il docente della Bocconi prestato al giornalismo non è parso neppure un po’ intimorito dal tono delle mail del ministro. Al contrario. In un fondo sul Corriere di ieri ha alzato il tiro. Da una parte ha messo in relazione le frasi del ministro (le condizioni della finanza pubblica sono più gravi del 1992), dall’altra ha ricordato come Luigi Spaventa ipotizzi per i conti pubblici un deciso miglioramento delle spese al netto degli interessi: «evento straordinario mai verificatosi a memoria di statistiche».
Di fronte a queste apparenti (o reali) contraddizioni, Giavazzi chiede chiarezza. «È lecito esprimere perplessità ed auspicare un’iniziativa politica più risoluta ed incisiva?». Come lui la pensano anche le agenzie di rating. Brian Coulton di Fitch osserva che «è il momento di vedere decisi interventi di correzione del deficit nella legge Finanziaria». E Jose Alzola, un economista europeo, avverte che l’Italia non può pensare di risolvere i problemi di bilancio puntando sull’evasione fiscale. «Ci aspettiamo molto di più».
Forse per queste ragioni, Padoa-Schioppa si è messo subito al lavoro con la Ragioneria. Cerca di far dimenticare (ed al più presto) la vicenda delle mail. E dalle parti del ministero filtra l’indiscrezione che il riordino delle aliquote fiscali potrebbe essere introdotto attraverso una legge delega. Soprattutto perchè si punterebbe ad unificare al 20% - come anticipato dal Giornale - sia le aliquote sulle rendite finanziarie (dal 12,5%) sia quelle applicate al primo scaglione Irpef (oggi al 23%).
La reazione di Giavazzi, ed il silenzio della comunità accademica, ha fatto capire a Padoa-Schioppa che lo status di ministro non lo mette al riparo dalle critiche. Fra l’altro, visto il fondo di ieri, a nulla gli è servito aver inserito nell’indirizzario mail il rettore della Bocconi ed il presidente della Rcs. Giavazzi insegna alla Bocconi e scrive per il Corriere della Sera.
Proprio l’indirizzario delle mail offre uno spaccato del “pianeta” che Padoa-Schioppa ritiene necessario informare delle sue iniziative. Uomini del ministero, della Banca d’Italia (c’è anche qualche ex di Via Nazionale passato ad aziende private), docenti universitari di mezz’Italia, banchieri (come Iozzo del San Paolo, Profumo di Unicredit, uomini dell’Abi), il fratello, e tanti nomi in codice. Una curiosità su tutte. La mail iniziale il ministro l’ha scritta dal suo indirizzo privato di posta elettronica. E buona parte degli indirizzi dei “vip” sono quelli privati, non quelli istituzionali.

Ci sono indirizzi americani, francesi, perfino uno australiano.

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