Padoa-Schioppa prova a difendere il Dpef

All’Eurogruppo la politica economica del governo italiano si scontra con il piano di Sarkozy in Francia: usare il tesoretto per ridurre le imposte

da Roma

All’Eurogruppo di stasera ci sarà un protagonista, Nicolas Sarkozy, e un comprimario suo malgrado, Tommaso Padoa-Schioppa. Il presidente francese, che si è «auto-invitato» alla riunione, intende convincere i ministri finanziari dell’area euro che è giusto investire l’extra gettito in misure per favorire la crescita: riduzione delle tasse sul reddito, delle successioni e dei mutui casa; investimenti nelle piccole e medie imprese. Il ministro italiano dell’Economia dovrà invece difendere il Dpef, già giudicato molto negativamente dalla Commissione e dal Fondo monetario internazionale. E dovrà fronteggiare non poche richieste di chiarimento sulle pensioni.
La differenza fra le due posizioni è, tuttavia, chiara. Sarkozy vuole utilizzare il tesoretto francese per ridurre le tasse e stimolare la crescita, mentre il governo italiano ha destinato l’extra gettito ad aumentare le pensioni minime, a fondi ministeriali, alle Ferrovie, alle Poste e all’Anas. Insomma, alla spesa. Inoltre, tra Francia e Italia c’è una non banale differenza di debito pubblico (65% del Pil contro il 105% italiano). Con il Dpef il governo italiano ha deciso di aumentare il rapporto deficit-Pil 2007 dal previsto 2,3% al 2,5%, sempre per finanziare spesa pubblica, mentre nella riunione del 20 aprile scorso a Berlino, i ministri finanziari dell’area euro avevano concordato una correzione strutturale del deficit pari ad almeno uno 0,5% l’anno, per arrivare entro il 2010 al pareggio di bilancio.
Sarkozy vuole un rinvio del pareggio al 2012. Padoa-Schioppa sosterrà invece che il Dpef non allontana il nostro Paese dal percorso di risanamento finanziario richiesto dall’Europa, rivendicando un margine di manovra «politico» sui conti pubblici. Un tentativo che però rischia di infrangersi sul capitolo pensioni. Anche se le decisioni non sono state ancora prese, a Bruxelles sanno perfettamente che qualsiasi formula di compromesso sarà costosa rispetto allo «scalone», che la Commissione considerava fino a ieri acquisito. Ogni intervento sulle pensioni in Italia, ha chiarito il commissario agli affari economici, Joaquin Almunia, deve essere «neutrale» dal punto di vista della spesa previdenziale futura.
Almunia, insieme con il presidente dell’Eurogruppo Jean-Claude Junker e il presidente della Banca centrale europea Jean-Claude Trichet cercherà di fare muro con ogni richiesta di allentamento dei vincoli finanziari europei. È molto importante, ha avvertito Trichet, che il Patto di stabilità e gli accordi di aprile vengano integralmente rispettati.

Il banchiere centrale sarà probabilmente criticato da Sarkozy per aver favorito l’eccessiva sopravvalutazione dell’euro, e aver aumentato i tassi d’interesse in Eurolandia. Il presidente francese sponsorizzerà, inoltre, la candidatura di Dominique Strauss-Kahn al vertice del Fmi.

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