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Padova apre a coppie di fatto e omosessuali

La disposizione già in vigore a Firenze, Bologna e Pisa: avranno gli stessi benefici di quelle regolarmente sposate

Padova apre a coppie di fatto e omosessuali

Stefano Zurlo

da Milano

Diciotto firme, in testa quella del consigliere comunale diessino Alessandro Zan. E la benedizione ultralaica del sindaco della Quercia Flavio Zanonato. Padova apre ai gay e alle coppie di fatto: la città del Santo prova a imitare la deriva zapatera. Per ora è solo un progetto, ma i diciotto consiglieri che l’hanno proposto hanno le idee chiare: vogliono istituire un registro delle unioni civili. Il primo, timido passo per avviare Padova sulla via della Spagna.
Con il registro le coppie otterrebbero un trattamento parificato rispetto a quelle regolarmente coniugate. Insomma, il Comune darebbe loro gli stessi benefici, a cominciare dall’assegnazione degli alloggi pubblici. L’iscrizione all’elenco, ovviamente volontaria e preceduta da una richiesta documentata, sarebbe consentita alle coppie «legate da vincoli affettivi o da motivi di reciproca assistenza morale e/o materiale che coabitino da almeno un anno e abbiano dimora abituale nel Comune di Padova». In pratica, la proposta, scritta con linguaggio insieme pudico e burocratico, non fa distinzioni: sdogana in un colpo solo le coppie «miste» e quelle omosessuali. «È un’opportunità - spiega Zan - che intendiamo offrire a molti cittadini, donne e uomini, che vivono insieme, magari da anni, condividono affetti e responsabilità, anche nell’educazione dei figli, eppure sono totalmente ignorati dalla legislazione nazionale».
Il registro non è una novità assoluta. Anzi, dalle parti della sinistra, in bilico fra tradizione postcomunista e pensiero liberal, è un’opzione già sperimentata. Alcuni comuni rossi, come Bologna, Firenze, Pisa, hanno approvato dal ’97 l’istituzione del registro per le unioni civili. A Piombino, altro bastione rosso, alla fine dell’anno scorso il Consiglio comunale ha votato all’unanimità, con l’appoggio dell’opposizione, lo stesso provvedimento. E il sindaco, il diessino Gianni Anselmi, ha salutato con la retorica delle grandi occasioni, l’arrivo dell’elenco: «Si è rispettata la tradizione di democrazia e inclusione della città di Piombino». Contemporaneamente, la Regione Toscana ha varato addirittura la prima legge a livello nazionale contro la discriminazione dei gay. L’articolo 7 riconosce il diritto per chiunque di stabilire chi debba prendere decisioni in caso di gravi malattie: dunque anche il compagno. Nelle Asl inoltre si prevede l’arrivo di task force di sessuologi e psicologi per assistere chi voglia compiere il grande salto e cambiare sesso.
Da anni, l’Ulivo - e non solo l’Ulivo - maneggia con cautela i Pacs: patti civili di solidarietà. Vale a dire un surrogato, se la parola non suonasse in qualche modo negativamente, dei matrimoni. Ora Padova, espugnata dalla sinistra nell’ultima tornata elettorale, prova ad accelerare. Il sindaco Flavio Zanonato sembra mettere le ali al progetto: «Ho sostenuto e difeso in molte occasioni, anche pubblicamente, questa scelta, già attuata in una ventina di città italiane». Ma l’idea ha già spaccato, silenziosamente, la maggioranza: fra i firmatari sette appartengono ai Ds, altrettanti allo Sdi, nemmeno uno alla Margherita. Che farebbe volentieri a meno di un tema così spinoso e politicamente scivoloso. E chiede tempo per «riflettere». Insomma, la calamita Zapatero fa sentire il suo effetto.

Ma incanta, almeno per ora, solo la sinistra.

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