Padova
«Venite,subito,l’operazione la facciamo adesso». La chiamata
proveniente dal reparto di cardiochirurgia pediatrica dell’ospedale
di Padova veniva accolta dalla famiglia con uno strano mix di gioia,
speranza e paura. Sì, perché in attesa dell’intervento c’è una piccola
di due anni di Campolongo Maggiore (Padova) affetta da una
malformazione cardiaca. Bisogna intervenire entro il compimento del
terzo anno di età, hanno detto i medici a mamma e papà. «Quando c’è
posto, vi chiamiamo».
Ecco, la chiamata è arrivata. Peccato che, per motivi legati alle doverose urgenze e, soprattutto, ai soli due posti disponibili in terapia intensiva nell’avanzatissimo centro di cardiochirurgia pediatrica di Padova, l’intervento sia stato rimandato. Passi una volta, ma alla seconda, dopo l’ennesimo trattamento preoperatorio subito dalla bimba, i genitori hanno cominciato a preoccuparsi per l’ansia che ogni camice bianco cominciava a provocare alla figlioletta.
Iniezioni,flebo,sveglia
all’alba, digiuno, ingresso in camera operatoria, un rito doveroso che
diventa però uno stress difficilmente sostenibile per tutti,
figurarsi per una bimba di due anni. Se poi, al momento del dunque
arriva il contrordine dettato dalle inevitabili priorità dettate
dall’urgenza quotidiana, lo stress diventa incubo.
Il dramma è che
questa trafila di speranza e delusione si è verificata per cinque
volta di fila, dal 7 al 15 giugno. «Pronti, via, adesso la operiamo».
«No, scusateci, dobbiamo fare altro, sarà per la prossima volta». Il
papà, un artigiano di 37 anni, non ce
l’hafatta più e,pur senza colpevolizzare i medici, per i quali ha
parole di grande stima, al quinto stop è sbottato.
«Mia figlia non
ce la fa più a sopportare la preparazione di un intervento che non
arriva mai - ha raccontato al Mattino di Padova - . Ha solo due anni,
sta subendo continui traumi. Ci hanno spiegato che non si tratta di
un’operazione urgente, ma sono trascorsi sei mesi dalla diagnosi: deve
diventare un caso grave per poter entrare in sala operatoria?».
Giovanni Stellin, direttore dell’Unità operativa di cardiochirurgia
pediatrica, consapevole del grave disagio arrecato alla bimba e ai
familiari per l’ennesimo rinvio, ha voluto comunicare personalmente
il quinto 'disguido'. «Non ci sono parole o scusanti per quanto accaduto
- ha spiegato - ma siccome i posti in rianimazione sono ridotti a due
a causa di alcuni lavori di ristrutturazione, l’equipe è costretta a
cancellare certi interventi di fronte a un’urgenza improvvisa». Ma
può capitare nel centro di eccellenza di Padova? «Facciamo 300
interventi l’anno- precisa Stellin - dovremmo avere almeno sette posti
di terapia intensiva».
L’assessore regionale alla Sanità, Luca Coletto, ha voluto parlare col papà della piccola e, dopo essersi scusato («Gli ho assicurato che lavoreremo presto perché tutto ciò non si ripeta più»), ha incaricato il segretario regionale per la Sanità, Domenico Mantoan, di costituire un gruppo di esperti per verificare la situazione del reparto. «Non intendiamo gettare la croce addosso a nessuno- precisa Coletto- ma vogliamo vederci chiaro fino in fondo e far sì che vi venga posto rimedio. Non è certo ammissibile che un piccolo paziente possa essere sottoposto al calvario di questa bambina, motivo per cui tutto quel che serve dovrà essere fatto, e in fretta».
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