Il padre ai giudici: «Antonella vittima vostra»

Il padre ai giudici: «Antonella vittima vostra»

E poi arrivi a Genova e spunta il sole. È capitato anche oggi: sono partito da una Milano fredda e un po’ nebbiosa, e sono arrivato nella splendida di viale Brigate Bisagno (splendida non dal punto di vista architettonico, s’intende: splendida per la qualità umana di chi vi lavora) e ho visto subito un raggio di luce. Sono tutte le lettere e i messaggi di solidarietà che mi hanno mandato il lettori e che il «direttore» Massimiliano Lussana mi ha mostrato. Non che a Milano non le vedessi o non le leggessi, ma a toccarle da vicino, a sentirle, direi, da vicino, fa un altro effetto. E mi conferma che qua in Liguria si è creata una «famiglia» davvero speciale, che, come tutte le famiglie, è pronta a darci suggerimenti, raccomandazioni, a tirarci le orecchie quando sbagliamo, ma anche a rovesciare su di noi una quantità di affetto incommensurabile quando ne abbiamo bisogno.
Che posso dire? Vi ringrazio. Come sapete noi non abbiamo mai insultato l’onorevole Di Pietro: semplicemente gli abbiamo posto alcune domande. Domande non del tutto insensate, tanto che alcune nei prossimi giorni gliele porranno pari pari i magistrati di Napoli. Ad altre domande, poi, ha risposto lui stesso, annunciando pubblicamente: «Mi ripulisco». Bene. Ma se deve ripulirsi, evidentemente, qualcosa di sporco ce l’aveva. Eppure solo per il fatto di averlo detto, siamo stati descritti pubblicamente sul sito ufficiale del partito Italia dei Livori come dei malati di mente. E i militanti dipietristi hanno annunciato di volermi appendere per i piedi a testa in giù. Tra le tante lettere di solidarietà dei lettori che sono arrivate una diceva: «Non ti preoccupare, faremo quadrato attorno a te».

Ecco: non ho ricevuto solidarietà di Ordine dei Giornalisti, né del sindacato, né dei direttori dei grandi giornali nazionali (sempre pronti a indignarsi per ogni attentato alla libertà d’informazione). I politici, lo vedete anche voi, si sono mossi poco e lentamente, solo perché li avete costretti voi a farlo. Eppure, non so perché, oggi qui, nelle di Genova, mi sento assai protetto. Da voi.

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