Padre smaschera il figlio spione. E poi lo assume...

Arezzo. Era un po’ che aveva dei sospetti. Tipo quando aveva visto in Sicilia un candelabro in metallo e pietre dure esposto in vetrina, identico a quello che c’era nel suo personalissimo campionario. C’era di sicuro una spia in azienda si era detto il titolare dell’azienda che, per scoprire chi fosse la «talpa» che copiava i disegni dei suoi soprammobili, si era rivolto a un’agenzia investigativa. All’inizio il mistero sembrava destinato a rimanere tale. Nessun dipendente faceva manovre strane, né si riusciva a capire come mai quel candelabro fosse finito in Sicilia. Poi, come in ogni giallo che si rispetti, il colpo di scena: il traditore era il figlio trentenne del titolare, disoccupato, che aveva messo su una piccola impresa parallela insieme alla fidanzata studentessa di ingegneria informatica.

Dopo aver scaricato i modelli disegnati dal padre li riproducevano nel garage della ragazza per poi introdurli nel mercato grazie alla compiacenza di alcuni rappresentanti. Denunce? Nessuna. L’industriale li ha assunti tutti e due. La prossima volta magari copieranno gli altri...

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