«Il Paese arrivi unito al G8: è un imperativo categorico»

nostro inviato a Napoli
Poco numerosi ma molto rumorosi. Silvio Berlusconi prende spunto dalla contestazione organizzata fuori dal teatro San Carlo e chiudendo la cerimonia di premiazione dei «Napoletani eccellenti nel mondo» sembra quasi tentare un invito all’opposizione. Perché, spiega il premier, «se si vuole dare un contributo non si può solo criticare ma bisogna anche sapersi tirare su le maniche». Invece, sembra voler dire, l’opposizione ha solo tirato su barricate. «Se ci fosse stata meno invidia personale e meno ostilità - insiste Berlusconi - sarebbe stato tutto più facile». Un invito alla collaborazione, dunque. A dar seguito all’appello di Giorgio Napoletano che il presidente del Consiglio non esita a definire «un imperativo categorico». «Spero sia ascoltato», aggiunge. E anche la presidente di Confindustria Emma Marcegaglia nel suo intervento telefonico è sulla stessa linea: «Dobbiamo arrivare al G8 tutti uniti, compatti, senza logiche che dividono, senza situazioni che indeboliscono il Paese».
Un Berlusconi in scia con gli ultimi giorni, nei quali è andato via via abbassando i toni in vista del G8 che si aprirà all’Aquila l’8 luglio. Il summit, infatti, può essere il vero punto di svolta dopo questi due mesi in cui il Cavaliere è stato sottoposto a quello che più volte ha definito un «disegno eversivo». Parole che non a caso Berlusconi non ha più ripetuto negli ultimi giorni, consapevole che l’appello di Napolitano deve essere accolto in due direzioni. Dall’opposizione, ma anche dalla maggioranza.
Così, pure alla contestazione organizzata davanti al San Carlo con i toni classici della sceneggiata napoletana, il premier replica senza affondare troppo. Una cinquantina di disoccupati della Atitech e della Tirrenia lo fischiano e gli danno del «buffone», Berlusconi ribatte con tono tranquillo: «Sono organizzati, mandati dalla Cgil, la sinistra si dovrebbe vergognare». E ancora: «Ahimè, questa sinistra è la nemica del Paese». In altri tempi sarebbe stato ben più duro. Anche perché a pochi metri da lui due deputati, Franco Barbato dell’Idv e Claudio Renzullo del Pdl, quasi vengono alle mani. Persino il sottosegretario alla presidenza del Consiglio Gianni Letta interviene per cercare di placare gli animi, assicurando di aver «memorizzato» le richieste dei sindacati e garantendo che il governo non dimenticherà la Atitech.
Entrato in teatro il Cavaliere non torna sull’argomento fino al termine della manifestazione. «Sono i soliti cinquanta ragazzotti che la Cgil mi manda dietro per insultarmi e attaccarmi con improperi inimmaginabili», spiegherà a fine intervento. Ma senza alzare i toni, perché già lunedì sera nella hall dell’Hotel Vesuvio sulle contestazioni era stato chiaro: «Mi fermano e mi stringono mani ovunque vada. Qualcuno di sinistra mi fischia? Vorrei vedere non succedesse».
Chiudendo l’intervento al San Carlo il premier profetizza quindi i titoli dei giornali di oggi: «Berlusconi fischiato». «Vedrete, sarà così», aggiunge.

«Anche se le realtà sono due: quella riportata dai quotidiani e che scalda le piazze dei contestatori, e quella del governo e degli imprenditori che lavorano per il bene del Paese». Insomma, «so che la Napoli vera siete voi, non loro».

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