San Cosimo, un angolo di cultura e tradizione contadina a due passi dalla città. Paradiso e inferno, allo stesso tempo, sono le due facce della realtà quotidianamente vissuta dagli abitanti del piccolo paesino sulle alture di Struppa.
Vivere in campagna è diventato, da qualche tempo, il sogno di molte persone. Soprattutto se la campagna è a due passi dalla città. E di essa, pur avendo la comodità, mantiene un certo distacco. Abbandonati i condomini, molti genovesi hanno scelto di ritornare al contatto con la natura, in una casa unifamiliare, allevando animali da cortile e riscaldandosi non solo con i termosifoni ma anche con le nostalgiche stufe a legna. Alcuni sono ritornati alle origini. Molti genovesi che vivono a San Cosimo, ha avuto lì i propri natali.
"Bello il verde, l'aria pulita, il silenzio - dicono gli abitanti - ma qualche comodità in più ci piacerebbe però averla". E così inizia l'elenco dei disagi e disservizi che Tursi, forse troppo lontano, non si decide a risolvere. Come quasi tutti i paesini della Valbisagno, anche qui mancano le fogne. Gli abitanti devono provvedere da soli alla collocazione e alla pulitura delle fosse asettiche, anche se da anni chiedono la progettazione e la realizzazione di una vera e propria rete fognaria. Molte abitazioni, tra l'altro, non sono provviste nemmeno di pozzi neri e scaricano direttamente nei rivi collinari le acque bianche e nere.
Il dito di questi cittadini è da sempre puntato contro la mega palestra di Prato, al dire di tutti inutile. Soldi che, secondo gli abitanti sarebbero potuti servire a risolvere gran parte dei problemi del piccolo paesino. Un'altra spina nel fianco degli abitanti di San Cosimo è il cimitero. Vorrebbero che fosse aperto per più giorni e con più posti per le sepolture. "C'è la possibilità di costruire nuovi loculi - raccontano gli abitanti - o così almeno ci hanno sempre detto i politici, soprattutto sotto elezioni politiche. Ma poi anche in questo caso si è deciso di destinare questi finanziamenti altrove"
E la gente di san Cosimo è costretta a farsi tumulare in altri cimiteri della vallata, come san Siro di Molassana. Un'anziana signora di ottant'anni pone l'accento sulla questione strade. La sua casa si trova nella pedonale dopo via Cavassolo. "E' una mattonata dissestata - racconta - con scalini alti e le mattonelle sconnesse. Il Comune, visto che la strada è di sua proprietà, dovrebbe venirla a sistemare, invece di venire a mettere i cavalletti per segnalare il pericolo e basta".
Segnaletica, tra l'altro, che con il tempo è finita in un fosso sottostante a marcire sotto la fitta vegetazione.
Qualcuno aveva pensato di aggiustare le "creuze" con il volontariato, se il Comune avesse fornito il materiale e i mezzi per lavorare. Purtroppo così non è stato e, soprattutto, per le persone anziane transitare su sentieri sconnessi può essere davvero molto pericoloso. All'imbrunire, con la poca luce e la vegetazione che copre parte del percorso, le insidie aumentano.
"Per riempire qualche buco - continuano gli abitanti - hanno "tapullato", come si dice a Genova, gettando un po' di asfalto. Che poi ha ceduto.
Da tempo anche la scuola elementare del piccolo paesino è chiusa. E, l'edificio da sempre è rimasto inutilizzato, nonostante le continue richieste degli abitanti di averlo ad uso e consumo della società.
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