In Pakistan e nello Yemen l’esercito dei nuovi talebani

Il massacro di turisti spagnoli nello Yemen, i gravi disordini della Moschea Rossa a Islamabad in Pakistan, l’assassinio di sei soldati canadesi in Afghanistan e l’arresto di indiani collegati ai tentati attentati in Gran Bretagna hanno coinciso con un importante seminario sul fondamentalismo islamico organizzato all’Università di Haifa dalla Fondazione Scientifica dello Stato d’Israele, che ha impegnato ricercatori di tutto il mondo (tra cui chi scrive). Gli avvenimenti confermano uno dei dati principali emersi dal seminario: il passaggio al terrorismo di frange sempre più consistenti del mondo islamico tradizionalista.
C’è una differenza fra tradizionalisti e fondamentalisti. Entrambi vogliono una società regolata dalla legge islamica. Ma i tradizionalisti sono più preoccupati dalle questioni morali che dalla politica internazionale. Il fondamentalismo invece nasce quando la difesa della tradizione passa dalla morale alla politica. Dal momento che lo Stato non garantisce la pubblica moralità, si attacca sia lo Stato islamico corrotto sia l’Occidente accusato di proteggerlo. Finora i tradizionalisti non sono passati alla pratica sistematica del terrorismo, che invece è il marchio di fabbrica della frangia radicale dei fondamentalisti.
Ma le cose stanno cambiando e il seminario di Haifa ha offerto esempi di quella che qualcuno chiama la «talebanizzazione» dei tradizionalisti. Anche i talebani all’origine non erano fondamentalisti. Il mullah Omar frustava a morte le donne adultere, ma non organizzava attentati internazionali, prima di incontrare Osama Bin Laden. Gli studenti che da mesi bruciano videocassette e Dvd in Pakistan e hanno occupato la Moschea Rossa, gli indiani sospettati degli attentati di Londra, e i miliziani (non tutti talebani) che continuano a combattere in Afghanistan appartengono alla stessa scuola teologica - che ha origine dal movimento tradizionalista indo-pakistano dei Deobandi - che ha formato il mullah Omar. Idee simili ispirano gli organizzatori degli attentati nello Yemen, reclutati sì da Al Qaida, ma in una zona tradizionalista del Paese dove il fondamentalismo di Bin Laden non aveva mai messo radici.
I tradizionalisti si «talebanizzano» perché si sentono provocati da una immoralità diffusa, e perché sono raggiunti da una propaganda fondamentalista che fa loro credere che uno Stato che garantisca la moralità più rigorosa può essere instaurato, ma solo a suon di bombe. Nel mondo ci sono milioni di musulmani tradizionalisti, che non vanno regalati al fondamentalismo radicale.

Da una parte, occorre riconoscere e comprendere le loro preoccupazioni in materia morale. Dall’altra, è essenziale per l’Occidente vincere la guerra in Afghanistan per mostrare ai tradizionalisti che scegliere la strada violenta del mullah Omar non li porta alla vittoria, ma alla distruzione.

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