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Al Palasharp Judas Priest «cannonate» heavy metal

Epilettici. Furenti. Affilati. Ipnotici. Devastanti. In cinque aggettivi il sound dei Judas Priest, l'inossidabile band di Birmingham, stella della maratona heavy metal di stasera (dalle 18, ingresso 55/45 euro) al PalaSharp di Lampugnano. Dal suono apocalittico, fatto di rasoiate di chitarre elettriche e di cannonate di batteria con gli amplificatori rigorosamente al massimo, all'iconografia a base di borchie, cuoio nero e moto; dai testi, spesso horror e violenti, al canto, luciferino e urlato a squarciagola, del carismatico cantante Rob Halford. Il ritorno a grande richiesta di Halford nel 2004 (aveva lasciato il gruppo sbattendo la porta una decina di anni prima per tutta una serie di incomprensioni e di guai personali e del gruppo: non ultima l'accusa di aver istigato al suicidio due loro fan americani!), sembra aver ridato fiato alla cricca ormai ritornata alla formazione originale.

«Siamo orgogliosi di avere questo titolo di padri dell'heavy metal. Quello duro e puro. Senza compromessi. Abbiamo cinque personalità diverse, ma sul palco ci sentiamo tutti a nostro agio così, con la pelle, le borchie, le moto», assicurano i Judas Priest.

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