Palazzo Marino ha il suo menù

Se non sarà entro Sant’Ambrogio, come desiderato a suo tempo, sarà di certo prima di Natale: tutto è infatti pronto, a livello di assessorato alle attività produttive, perché a Palazzo Marino si attribuiscano le prime cinque De.Co., le denominazioni comunali di identità e qualità gastronomica con le quali Milano adotta questo o quel piatto come suo simbolo di eccellenza, per difenderlo e valorizzarlo. Il tutto in chiave candidatura per l’Expo 2015, nella speranza che il percorso non venga interrotto a marzo 2008 in caso di bocciatura del capoluogo lombardo a favore di Smirne.
Cinque bandiere: nessun antipasto, un primo, due secondi, un dolce e un pane-simbolo come la michetta. E con una pagnotta, il cui originale, croccante e vuoto, è in pratica estinto, brilla il risotto allo zafferano e splende il suo perfetto complemento, l’ossobuco, due bontà che vanno a formare un eccezionale piatto unico.

E piatto unico è, in fondo, pure la cassoeula di verze e maiale, i tagli di scarto, i meno pregiati come le costine e le cotenne più salamini chiamati verzini perché espressamente pensati per la circostanza, con tanto di grana nell’impasto. Chiude il lotto il panettone, del quale i milanesi (e gli italiani pure) faranno incetta nelle prossime settimane perché sinonimo di Natale.

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