Palazzo San Giorgio tra farsa e tragedia

(...) dal ministero unico dall’ansia di Prodi di moltiplicare poltrone e strapuntini. Di più: Tonino non condivide la nomina e, quindi, la scelta dovrà passare in Consiglio dei ministri. Sempre che esista ancora un Consiglio dei ministri, nel momento in cui le carte sul Porto di Genova arrivano a Palazzo Chigi. Quindi, l’ok dato da Claudio Burlando alla scelta di Bianchi dal punto di vista formale (non politico) è assolutamente inutile, carta straccia. E, quindi, nel migliore dei casi occorrerà ripartire, come in una specie di gioco dell’oca delle scartoffie.
Ora, non so se il futuro del Porto di Genova finirà in farsa. Ovviamente, non me lo auguro e nemmeno lo credo. Ci siamo già fatti troppo male facendo male all’industria - come racconta bene il nostro carissimo lettore Pippo Solari e come continueremo a fare nel nostro dibattito sulla voglia di fuggire da Genova - per continuare a fare gli emuli di Tafazzi, il personaggio di Aldo, Giovanni e Giacomo la cui cifra stilistica era martellarsi i cosiddetti con una bottiglia.
Ma Vincenzi e Burlando con la loro «dialettica» (o rissa continua, secondo la corrente semiologica che si preferisce), non sembrano propriamente incamminati lungo questa strada. E al di là dell’iter formale della nomina di Merlo - che deve passare ancora nelle commissioni Trasporti di Camera e Senato, con tutti i rischi connessi, soprattutto a Palazzo Madama - c’è il rischio concreto di passare alla farsa alla tragedia. Per evitarlo, per evitare di far male al Porto, la nostra prima azienda, tutta Genova dovrebbe lavorare insieme. Personalmente, ho una grande stima di entrambi i duellanti: la famiglia Messina, i migliori armatori su piazza, e il presidente uscente Giovanni Novi. Meno di altri attori della contesa, ma questa è un’altra storia.
E credo che presentare Novi come una via di mezzo fra un Al Capone e un Lucky Luciano dei moli non faccia onore a nessuno. È lecito contestare la sua gestione del Porto, è lecito dire che può aver fatto degli errori, come hanno fatto negli anni ottimi colleghi come Francesco Ferrari. Ma per una volta sono d’accordo con Franco Manzitti e con Repubblica: additare Novi come la causa unica dei mali del porto è ai limiti del grottesco.

E fa male il fatto che solo il presidente del Comitato parlamentare di controllo sui Servizi Segreti Claudio Scajola (e in parte il presidente della Provincia Alessandro Repetto) spenda una parola per difenderlo, anche umanamente, da un linciaggio ingiusto.
Ci stiamo chiedendo cos’è Genova. È anche questo.

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