Politica

Dal palco degli industriali di Vicenza è partita la scalata del Polo al Nord

In quell’occasione la base confindustriale manifestò apertamente la propria adesione alle proposte della Casa delle libertà

Gian Maria De Francesco

da Roma

«Se toccherà al centrosinistra governare, dovrà ricordarsi bene, ma molto bene, che in tutto il Nord ha vinto la Casa delle libertà. Non si governa contro la parte più sviluppata del Paese. Veneto, Lombardia, Piemonte non dovranno essere né dimenticate né sottovalutate». Roberto Formigoni, governatore della Lombardia e neosenatore di Forza Italia, ha lanciato un monito chiaro a Romano Prodi e ai suoi alleati, ben prima di formalizzare la scelta tra Pirellone e Palazzo Madama. L’area più industrializzata e maggiormente produttiva del Paese ha scelto il centrodestra e non si può prescindere da questo dato di fatto per tutte le future scelte di politica economica.
Le dichiarazioni di Formigoni si sono ricollegate, per altro verso, al messaggio lanciato dal presidente del Consiglio, Silvio Berlusconi, al convegno di Confindustria a Vicenza lo scorso 18 marzo. La base imprenditoriale della confederazione industriale, in quell’occasione, manifestò apertamente la propria adesione alle proposte riformatrici portate avanti dalla Cdl: abbassamento progressivo della pressione fiscale, in primo luogo, e legge Biagi. Il 9 e il 10 aprile il consenso si è tradotto in voti non solo nelle fedelissime Lombardia e Veneto, ma anche in Piemonte e in Friuli Venezia Giulia.
E proprio da Milano riparte un confronto che si preannuncia serrato in tutte le sedi istituzionali. «Hanno vinto i valori della persona e della famiglia rispetto al primato di uno Stato centralista, dirigista e burocratico. Hanno vinto i valori della modernizzazione in una città e in una regione che guardano all’Europa e alla competitività del Paese», ha detto il ministro dell’Istruzione e candidato sindaco, Letizia Moratti. Analisi condivisa dal sindaco uscente Gabriele Albertini.
«Una spaccatura tra l’Italia che produce e quella che consuma». Caustico l’ex presidente di Assolombarda, Michele Perini, esponente dell’ala confindustriale meno propensa a una linea morbida verso il centrosinistra. «Le imprese del Nord hanno premiato la Cdl perché sono le imprese che, più di altri, si scontrano con la globalizzazione. Delle pmi il prossimo governo dovrà tener conto». Il popolo delle partite Iva, favorevole al taglio dell’Irap piuttosto che alla riduzione di cinque punti del cuneo fiscale a costo di una maggiore tassazione delle rendite, ha dato il suo verdetto pro-Berlusconi. «È il Nord tecnologico, fatto da migliaia di piccoli imprenditori, che ha dato fiducia al centrodestra», ha ribadito il presidente lombardo dei Cavalieri del lavoro, Benito Benedini. Una lettura alternativa dell’esito del voto. Al Nord si è trattato anche di una contrapposizione di interessi fra grandi e piccole aziende. E alla fine, come dimostra anche l’esito in Piemonte, ha prevalso il partito delle grandi opere, della legge Biagi e della riforma Moratti.
Una presa di posizione ancora più netta è quella che si è avvertita nel Nord-Est. La soddisfazione per la vittoria della Cdl in Friuli e per la riconferma in Veneto si è mescolata con la delusione per aver perso i 92mila voti di Progetto Nord Est, la formazione dell’imprenditore del legno Giorgio Panto che punta alla macroregione del Triveneto, e così anche la battaglia per la riconferma della maggioranza a Montecitorio. «E così un falegname ha ottenuto quello che non sarebbe mai riuscito a Bertinotti e all’armata Brancaleone di Prodi che si apprestano a devastare l’economia e lo sviluppo industriale del Paese», ha detto il governatore Giancarlo Galan, comunque contento del propagarsi dell’«onda lunga» al vicino Friuli.
Andrea Tomat, presidente degli industriali di Treviso, ha chiesto comunque che «sia data rappresentatività visibile al Nord-Est nella squadra e nelle decisioni di governo». Un deciso altolà a qualsiasi decisionismo che non tenga conto delle prerogative di questa parte del Paese.

Ma, soprattutto, una chiara ammissione della necessità di una maggiore concertazione anche a Viale dell’Astronomia.

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