Una «palizzata virtuale» contro i clandestini

Torri alte 30 metri e senza personale al posto di muri e filo spinato: filmano a 15 chilometri di distanza e «vedono» dentro i bagagli

La Casa Bianca dà l’ok a un nuovo, sofisticatissimo sistema di controllo virtuale delle frontiere degli Stati Uniti e improvvisamente l’era dei Muri (dall’antica Muraglia cinese al Vallo di Adriano in Scozia, dal Muro di Berlino a quello tuttora in fase di realizzazione tra Israele e la Cisgiordania palestinese) mostra tutte le sue crepe.
La novità da Ventunesimo secolo si chiama Progetto 28: si tratta di fatto di una “palizzata virtuale” ed è stata concepita e realizzata per ostacolare con successo la piaga dell’immigrazione clandestina. Che per gli Stati Uniti significa mettere sotto controllo i quasi tremila chilometri di confine con il Messico, il ventre molle attraverso il quale passano ondate di latinos, messicani e centroamericani che cercano un futuro negli States. Confidando nell’impossibilità di presidiare adeguatamente una frontiera lunga quasi quattro volte l’autostrada del Sole e che per gran parte taglia in due un deserto calcinato dal sole (quello vero).
Com’è fatta la palizzata virtuale? Il suo aspetto è surreale, ma non intimidatorio: grandi e sottili torri (all’aspetto esteriore quasi dei pali, appunto) alte una trentina di metri, piantate nel nulla in mezzo al deserto. Nient’altro: nessuna insegna, nessuna barriera fisica che impedisca il passaggio, neppure l’ombra di un doganiere. Quelle enigmatiche torri, però, sono un concentrato di tecnologia fornita dalla Boeing, che ha firmato con Washington un super contratto da 20 milioni di dollari. Sono munite di telecamere, sensori e radar che vedono a 15 chilometri di distanza, anche di notte. Ma non solo: se il clandestino è un po’ meno lontano, il Grande Fratello riesce perfino a scrutargli nello zaino, individuando l’eventuale presenza di armi o droga.
L’amministrazione Bush è entusiasta, considerato che precedenti tentativi di bloccare la marea umana disposta a rischiare una brutta fine nel deserto inseguendo il miraggio del benessere non hanno mai dato buoni risultati. Inizialmente, anche il Progetto 28 aveva fatto cilecca. Erette a titolo sperimentale in una fascia di 40 chilometri al confine tra Arizona e Messico nota per essere molto battuta dai clandestini, le torri non erano riuscite a filmare tutto ciò che avrebbero dovuto e soprattutto (secondo la Boeing) potuto.

Tanto che il presidente, deluso, aveva ordinato di fermare il programma e di non tirare fuori un dollaro. Superati i problemi tecnici, la palizzata virtuale è già pronta per fare schermo, sempre in Arizona, a 400 chilometri di frontiera; tappa successiva, il Texas.

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