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Pallone d’Oro a Cristiano Ronaldo, l’Italia mai così povera

Allora ha ragione Mourinho: il calcio italiano tira sempre meno all’estero. Ne è riprova la classifica del Pallone d’Oro, che non rappresenta la verità assoluta, ma in Europa fa notizia e tendenza. Se date un’occhiata, anche distratta, alla graduatoria, vi accorgerete che la Serie A è stata oscurata. Il migliore è Kaka, ottavo con 31 preferenze, una in più di Ibrahimovic. Abissale la distanza da Cristiano Ronaldo, primo con il punteggio record di 446 voti, segnalato da tutti i 96 giornalisti giurati. Quanto agli italiani, la resa è totale. Ne figuravano solo 2 fra i 30 scelti da “France Football”, il settimanale francese che organizza il premio da 53 anni: Toni e Buffon. Bene. L’attaccante, per quanto abbia vinto la Bundesliga e segnato più gol di tutti in Germania, è rimasto a secco, penalizzato dal pessimo Europeo. Il portiere s’è classificato al 18° posto grazie ai punti ricevuti dal delegato di San Marino, il collega Marco Zunino. Era andata peggio solo nel 1992 quando Baresi prese 3 voti e l’intramontabile Maldini si ritrovò con un punticino. Un disastro su tutta la linea. È come se il nostro campionato si fosse disputato su un altro pianeta. Alla grande invece inglesi e spagnoli, con 11 e 9 rappresentanti.
È la riprova di quanto conti essere protagonisti in campo internazionale. Se Ibra, tanto per fare l’esempio a noi più vicino, continuerà a deludere in Champions League, non vincerà mai il Pallone d’Oro. L’appartenenza alla nazionale svedese non lo aiuta. Più facile che Messi, quest’anno classificatosi al secondo posto, ma lontano dal vincitore, riesca a sorpassare Cristiano Ronaldo nella prossima edizione grazie alle prodezze con le maglie di Barcellona e Argentina. A fare la differenza sono gli “high-lights”, e quelli che girano su tv e internet riguardano Mondiali, Europei e Champions League. Se a questo aggiungete che il nostro campionato viene trasmesso all’estero meno di altri, capirete come vanno le cose.
Il fatto che la Serie A abbia mandato al successo un suo protagonista per ben 20 volte (contro le 13 della Liga, le 9 della Bundesliga e le 6 della Premiership) non costituisce un motivo di consolazione, tutt’altro. È la testimonianza di un’emorragia aggravatasi con Calciopoli e appena tamponata dal Mondiale conquistato nel 2006. Allora il Pallone d’Oro andò a Cannavaro, quale simbolo di una squadra che seppe affermarsi nonostante l’assenza di fuoriclasse. Poi la situazione è precipitata non tanto con il flop della Nazionale all’Europeo quanto con le figuracce in Champions League. È questa infatti la manifestazione che fa da spartiacque negli anni senza Mondiale. Lo afferma il Pallone d’Oro stravinto da Cristiano Ronaldo, mattatore con il Manchester United, poco più di un buon giocatore nella nazionale portoghese. Per certi versi la colpa è del Milan che prima non ha concesso il bis in Europa e poi è finito in Coppa Uefa. Tocca ora a Juventus, Roma e soprattutto Inter ripristinare un canovaccio favorevole ai nostri colori. Ma non basta. Chiediamoci se è solo per un problema di soldi che tanti campioni scostano il campionato italiano. La quantità, vedi i tanti stranieri ingaggiati dalle nostre società, non fa rima con qualità. Controcorrente proprio Mourinho, connazionale di Cristiano Ronaldo: «L’avrei dato a uno dei miei». Vale a dire a Ibrahimovic.

Prendiamolo per presagio.

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