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Il pallone è già in overdose La Juve ha doppiato il Milan

E intanto si paga lo stress con gli infortuni: da Buffon a Thuram, ai guai di Maldini

Tony Damascelli

Non si gioca molto. Si gioca troppo. Il campionato di calcio italiano parte sabato prossimo, come sempre e per sempre, tra gli ultimi d’Europa, con Grecia e Spagna (per la cronaca in Svizzera è scattato il 16 luglio, in Francia e Scozia il 30 luglio, in Germania il 5 agosto, in Belgio il 6 agosto, in Inghilterra il 13 agosto, in Portogallo il 21 agosto) ma è già carico di partite di ogni tipo, amichevoli paesane, minitornei, sfide tradizionali, memorial games, preliminari di Champions, intertoto con l’aggiunta degli impegni euromondiali delle varie nazionali.
Insomma il cartello «chiuso per ferie» è stato abolito nella fabbrica del pallone. La quale fabbrica, con i vari capi reparto, alla voce allenatori e dirigenti, però si lamenta per infortuni, convocazioni, varie ed eventuali di un calendario che conta cinquantadue settimane e non può essere cambiato, per fortuna almeno quello.
Il controllo dell’agenda di cinque protagoniste della prossima serie A, Juventus, Milan, Inter, Udinese e Roma, denuncia differenze anche clamorose e che potrebbero spiegare il comportamento delle stesse durante la stagione. L’Udinese, compreso l’impegno di questa sera, si presenta con sedici partite giocate in quarantasei giorni, girando l’Europa, con temperature e trasferte a rischio.
La Roma ha giocato esattamente la metà delle partite della squadra friulana: otto (compresa l’amichevole in programma domani all’Olimpico) in trentacinque giorni, condizionata forse dalla sentenza Tas, poi fortunatamente rientrata. E Luciano Spalletti sa benissimo che, dopo la scorsa stagione, la Roma ha bisogno di essere e di sentirsi fresca, non soltanto nella testa e questi numeri possono far prevedere una squadra in scioltezza, con l’impegno della coppa Uefa.
E come la Roma si è comportato il Milan che ha rinunciato a entrate multimilionarie, garantite dal suo censo internazionale e dai nuovi investimenti di mercato, preferendo un percorso tranquillo, emigrando negli Stati Uniti anche per motivi commerciali, ma fermandosi a 7 partite amichevoli in tutto, distribuite in 40 giorni, una media intelligente.
Juventus e Inter hanno mantenuto la stessa alta velocità, pur avendo in calendario impegni diversi: 15 partite a testa, in 43 giorni per la squadra di Fabio Capello, in 40 giorni per la formazione di Roberto Mancini. L’Inter ha dovuto accelerare in vista dei due preliminari di Champions, ha giocato anche in Inghilterra ma ha cercato di restare «in zona», per evitare i disagi di rientri notturni. La Juventus ha girato l’Europa, dopo aver concluso in Giappone la scorsa stagione. Quella che era la sua storica passerella di apertura, a Villar Perosa, è diventata una esibizione di famiglia, la tredicesima della sua rubrica. La squadra campione d’Italia ha pagato carissimo con gli infortuni a Thuram, Birindelli e Buffon e con l’ultima trasferta a Barcellona, per il trofeo Gamper, domani sera, va incontro a un’altra trappola, di immagine e di sostanza. L’Udinese ha perso Di Michele contro l’Everton, le notizie che arrivano dal Milan, con le cartilagini ormai «cartacee» di Paolo Maldini, confermano il logorio del calcio moderno che non può essere combattuto con l’aperitivo al carciofo.
Gli stessi dirigenti dei club giustificano l’overdose con la necessità di ammortizzare i costi di una rosa tecnica che è ampia. Ma la stessa rosa, continuamente ampliata, porta ad aumentare il numero di amichevoli. È vero che un tempo si giocava sicuramente di meno ma era anche minore il numero di tesserati di ogni squadra e le sostituzioni ammesse, nel corso del campionato e delle coppe internazionali, o non erano ammesse o al massimo di una. Dunque il circolo è vizioso ma anche viziato all’origine.
E gli allenatori non si adeguano; se l’importante è il collettivo, si scopre che il turn over, anche in queste amichevoli, anche in questo calcio estivo, è una ruota di scorta che serve ad accontentare i capricciosi e gli insoddisfatti. Ma i titolari quelli sono e quelli partono, sempre.

Anche da sabato prossimo.

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