Pannuti (Ant): «Integrare il “pubblico” con il “non profit”»

Presidente Raffaella Pannuti, cosa rappresenta Ant in Italia?
«La Fondazione Ant è la più ampia realtà non profit nell'assistenza medica specialistica domiciliare ai malati di tumore. Ogni giorno più di 4.000 persone in 9 regioni d'Italia contano sul lavoro dei 400 medici, infermieri, psicologi e specialisti che lavorano per Ant, affiancati da 1.800 volontari impegnati nella raccolta fondi».
Qual è la forza del non profit nella sanità?
«Integrare il non profit con il settore pubblico significa poter liberare risorse per altri comparti della sanità. Siamo una risorsa inestimabile, se ben valorizzata».
La collaborazione tra pubblico e non profit funziona?
«Ci sono regioni dove noi collaboriamo in modo proficuo da anni. Il problema nasce quando gli amministratori regionali e i dirigenti delle Asl, sebbene non sempre riescano a garantire servizi adeguati, esitano a mettere in rete le organizzazioni non profit. Meno del 20% del nostro bilancio proviene da fondi pubblici».
Quali sono le motivazioni?
«Alla base c'è un'idea distorta della sussidiarietà. Un'idea che vede il privato non profit come un soggetto di cui lo stato non può fare a meno, ma solo nelle situazioni di emergenza o di scarsità di risorse».
Le nuove sfide?
«Aumenteranno gli anziani e ancora di più gli anziani con invalidità. Purtroppo crescerà anche la povertà implicita.

Sicuramente il non profit e la domiciliarità dei servizi sono le due grandi sfide per la sanità di domani».
Quale obiettivo per i prossimi anni?
«Fornire una vera sanità integrata pubblico e privato non profit. Di qualità».

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