Paola mondiale di apnea per caso

La scoperta nel 2002 mentre la Tagliabue preparava la tesi: «Un docente mi consigliò questa specialità»

Elena Giliberti

«Mi è bastato trattenere il fiato e nuotare per 152 metri e 77 centimetri sott'acqua per diventare campionessa del mondo».
Paola Tagliabue, 30 anni tra qualche giorno, comasca, ha scoperto l'apnea solo 4 anni fa e da qualche settimana è la migliore nella sua specialità. Ha vinto l'oro ai mondiali che si sono tenuti a Tenerife dal 9 al 15 ottobre, sorprendendo perfino se stessa. E ha siglato il suo primo record mondiale.
«Tutto è cominciato per caso - racconta la neo campionessa -. Nel 2002 dovevo preparare la tesi di laurea per diventare dottoressa in Scienze motorie. Un docente mi ha indirizzato sull'apnea. Ha voluto che studiassi «la preparazione psicofisica dell'apneista». Io non ne sapevo nulla, anzi, ero abituata a immergermi con le bombole. Così ho pensato che per capire avrei dovuto sperimentare in prima persona».
Oggi Paola Tagliabue è un'istruttrice di «Apnea Academy», la scuola fondata dal recordman Umberto Pellizzari. Dal 2004 fa parte della squadra italiana di apnea della Fipsas (Federazione italiana pesca sportiva e attività subacquee) e del gruppo scientifico di ricerca dell'accademia. Tra una gara e l'altra, come attività principale, è impiegata presso l'Equipe Enervit di Milano. Per allenarsi e partecipare ai campionati italiani e agli ultimi mondiali ha dovuto prendere le ferie.
L'oro è arrivato dopo tre minuti di conto alla rovescia in cui l'azzurra ha cercato di rilassarsi, concentrarsi e visualizzare il limite che non aveva mai superato: la terza virata nella vasca olimpionica da 50 metri.
Poi il via, con concentrazione e calma assoluta Paola trova il ritmo di pinneggiata giusto per resistere più a lungo possibile, rimanendo lucida durante tutta la gara. Un minuto e 48 secondi senz'aria. Infine il record. La giovane comasca si muove con lo stile di un delfino, tocca il bordo per la terza volta e si gira sott'acqua. Ha virato a 150 metri e abbandona il testimone a 152,77.
«L'apnea è uno sport in continua evoluzione - spiega Malco Massoni, allenatore federale di nuoto che ha preparato Paola per il mondiale -. Attualmente è composto da tre specialità regolamentate da una federazione internazionale solamente dal 2004».
«Con Paola la “statica” la utilizzo solo come allenamento - prosegue il tecnico -. Per ora da ferma ha un'autonomia di circa 5 minuti. Il “jump blue”, invece, è una gara di resistenza a 10 metri di profondità, ma è troppo difficile da praticare se, come noi, si vive lontano dal mare. Mentre la “dinamica” sembra la disciplina fatta apposta per lei. Paola Tagliabue è un'atleta dotata di grande freddezza e lucidità. L'unica che in gara ottiene risultati di gran lunga migliori di quelli raggiunti in allenamento. E in uno sport come questo, in cui è indispensabile controllare ogni distretto del proprio corpo, lei riesce a trasformare l'adrenalina in energia a basso dosaggio, modulando la velocità dell'andatura e percorrendo distanze sempre maggiori».
Uno sport in cui i record hanno ancora margini di miglioramento. E in cui gli azzurri primeggiano. Tre ori e un bronzo è infatti il bilancio della nostra nazionale in questa terza edizione dei mondiali.

Doppio successo nell'apnea dinamica, in cui il gradino più alto del podio è stato raggiunto anche da Michele Tomasi con il record maschile di 184.11 metri. Un altro oro è stato vinto da Paola Parenti nel jump Blue. E un secondo posto è andato a Stefano Tovaglieri nella stessa specialità.

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