Il papà delle gemelline sparite: "Sono pazzo, non ne posso più"

L'ultima lettera. Il messaggio dell’ingegnere suicida sembra spegnere ogni speranza Accuse alla moglie: "Tu sei l’unica che non ha voluto aiutarmi"

Il papà delle gemelline sparite: 
"Sono pazzo, non ne posso più"

Ogni lettera una speranza in meno. Pugnalate dall’oltretomba. Lui è morto, ma si fa vivo.
Il fantasma di Matthias Schepp, continua a materializzarsi senza voler mettere la parola fine all’ultimo capitolo di questa tragica storia. Alessia e Livia, le sue gemelline di sei anni non si trovano, la moglie e madre piange in silenzio nascosta in una casa dove ogni tanto risponde al telefono. «Sono distrutta, disperata, ma devo continuare ad avere tanta forza. Farò di tutto per ritrovare le mie bambine o almeno per scoprire fino in fondo la verità», risponde con voce tremula. Il tempo passa e l’angoscia aumenta. «Ma io nonostante tutto non perdo la fede e spero ancora di poter rivedere Alessia e Livia».
Ha appena ricevuto l’ennesima lettera del suo ex marito Matthias, l’ingegnere con gli occhialini da Topo Gigio, tanto meticoloso quanto folle. La nuova missiva, diffusa da un giornalista di «Tgcom» sembra non la lasciare spazio ai sogni. Lui, l’uomo suicida sotto un treno a Cerignola lo scorso 3 febbraio, si definisce «completamente pazzo, malato, allo stremo, distrutto». E accusa la moglie.
«Senza l’affidamento congiunto non ce la faccio», ha scritto Schepp. «Aiuto! Non ne posso più, non ce la faccio più! Invece di un dialogo ragionevole, ho ricevuto come risposta questi avvocati di m.... Tutti volevano aiutarmi, soltanto tu no! Mia moglie! Non hai avuto tempo neanche una volta per parlare, e venire a Neuchatel era uno sforzo troppo grande per te, ed è stato per questo che sono andato fuori di testa!». Poi l’ultima, amara, irreversibile fine: «Ora non voglio più nessun aiuto, è troppo tardi. Ti ho sempre amata!!!! Tutto ciò che volevo era una famiglia! Perdere te è stata già abbastanza dura, ma poi anche le bambine era troppo. Presumibilmente sono malato, ma non so di che cosa. Ciao per sempre! Non ne posso più! Mi dispiace enormemente, ma non c’è più nulla da fare».
Matthias nel suo viaggio con «Caronte» ha scelto i luoghi in cui aveva provato il brivido della felicità. La Corsica dove era andato a veleggiare ancora spensierato, la Costiera Amalafitana dove cinque anni fa aveva trascorso felice le vacanze con la famiglia unita.
I poliziotti ripercorrendo a ritroso le tappe del suo mortale «in itinere» si sono fermati a Macinaggio, ultimo porto corso prima della Giraglia, in Corsica.

È in questo specchio di mare color verde smeraldo il «posto sicuro» che ha indicato, in una delle sue deliranti lettere, il luogo nel quale le bimbe possono «riposare in pace»? Più di una persona ha notato nella zona la sua Audi nera. I sub scandagliano le acque, a terra si fruga tra pozzi, chiese diroccate, spiagge.
Luoghi che conosceva, che amava e in cui aveva amato. E dove forse ha scritto la parola fine.

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