Claudio Sabelli Fioretti è il principe degli intervistatori. Capite quindi come sia complicato intervistare uno come lui, il migliore, il numero uno. Scrittore, giornalista del Corriere della Sera, persino Padreterno con Boncompagni su La7. Stavolta però si parla di papà. Magari per una volta ci si può rimettere alla clemenza della Corte.
Mi racconta che tipo era papà?
«Un uomo mite, generoso, sempre disponibile. Gli piaceva far ridere la gente, era un tipo brillante. In questo gli somiglio. Lunica differenza è che io sono narciso e lui no...».
...uno che non si arrabbiava mai insomma.
«Tranne quando dicevano che Carosio era stato il primo radiocronista. Si infuriava. Scriveva lettere di rettifica a tutti, telefonava. Ma Niccolò era sempre il suo preferito».
Le ha mai raccontato quella prima radiocronaca?
«Neanche una parola. Ci teneva ad essere il primo ma non si è mai reso conto dellimportanza dei quel momento. Fu anche il primo ad arrivare nellultimo rifugio del duce prima della fucilazione. Ma neanche lì ne approfittò».
Come si suol dire un gentiluomo daltri tempi.
«Di certo era un ragazzo ingenuo, tutto dun pezzo, si fidava troppo anche di quelli che non lo meritavano, di quelli che lo hanno tradito».
Tipo?
«Dopo la Gazzetta andò a Stadio e da lì al Corriere dello Sport, condirettore, con Bruno Roghi. Poi lo fecero fuori. A portargli la lettere di siluramento fu il capo della congiura. Una carognata che non si meritava».
Ma era tipo da follie?
«Come no. In viaggio di nozze per esempio portò la mamma sul Falsarego. Anche perché lui in realtà non era un giornalista di calcio, ma di ciclismo e sci. E non è lunica follia».
Sono tutto orecchie...
«Durante la guerra per sapere che ne era del suo lavoro alla Gazzetta dello sport prese la bicicletta e da Roma pedalò fino a Milano. Lo beccarono i partigiani, stavano per metterlo al muro quando intervenne il comandante: ma lei è il famoso Sabelli Fioretti... e gli salvò la vita».
Chi gli piacerebbe dei telecronisti di oggi?
«Penso proprio nessuno. Gridano troppo».
Neanche le donne
«Tantomeno le donne. Era un uomo galante ma allantica. Non gli piacevano il calcio femminile, larbitro donna, figuratevi le donne radiocroniste».
Era tifoso?
«Romanista. Io laziale come la mamma. Mia sorella invece stava con lui».
E il figlio che cosa guarda
«Faccio il tifo per una squadra che non stimo come la Lazio e che domenica ha perso lo so adesso da lei».
Quindi radio sempre spenta?
«Seguo solo Catersport su Radio Due. Molto divertente».
La prossima finale dellItalia che fa? Toglie laudio?
«Al massimo tengo la Gialappa di sottofondo...».
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