Si aggrappa a tutto. E parla affidandosi più alle speranze del cuore che non ad altre ipotesi troppo difficili da prendere in considerazione. «Siamo convinti fin dall’inizio che il suo non sia un allontanamento volontario e non ci sono altre alternative, l’ipotesi più probabile potrebbe essere il rapimento. Qualcuno lo sta trattenendo contro la sua volontà. Che possa essersi ucciso? Non ci penso nemmeno, lui non mi avrebbe mai dato un simile dolore. Aveva appuntamento con i suoi amici per le spese di fine anno e per organizzare il cenone, se fosse arrivato in ritardo per qualche motivo avrebbe avvisato -ha aggiunto-. Ho provato a capire se in famiglia, o fuori, potessero esserci dei rancori ma non ho persone che mi odiano. La qualità dei suoi amici non si può negare, tutte persone solari e per bene».
Mario Straccia, il padre di Roberto, lo studente universitario originario di Moresco (Fermo) scomparso nel nulla a Pescara da una settimana, parla convinto che suo figlio sia vivo. E lo stesso dice la sorella Loredana. Soprattutto dopo l’ultima testimonianza, quella di un operaio che ha raccontato di averlo visto venerdì scorso girovagare per la pineta, non lontano dalla spiaggia. «Sembrava disorientato», ha raccontato l’uomo dando una descrizione del giovane che a quanto pare sarebbe confermata dalle riprese di alcune telecamere piazzate in zona. «Indossava un giubbino azzurro e dei jeans, appariva in stato confusionale, ma ha rifiutato ogni aiuto», ha aggiunto.
È la terza testimonianza, seguita nei giorni successivi alla sparizione del ragazzo. Poi c’è un ulteriore fotogramma, ripreso da una telecamera di sorveglianza che lo cristallizza mentre corre vicino al cantiere del nuovo comando della Guardia di Finanza.
Intanto le ricerche dei carabinieri proseguono a tappeto. I sommozzatori si immergono nelle acque antistanti la zona dove è stato notato nelle ultime ore, sia vicino alla spiaggia che nel laghetto che si trova all’interno della pineta dannunziana. E di nuovo tornano in scena i famosi cani molecolari, quelli che col loro miracoloso fiuto dovrebbero trovare anche un ago in un pagliaio.
Sono arrivate le unità cinofile del Corpo Nazionale Soccorso Alpino e Speleologico. Si tratta dei Bloodhound, massicci, lenti ma imponenti. Dicono che abbiano l’olfatto più sviluppato delle altre razze e negli Stati Uniti li usano per dar la caccia a evasi e fuggitivi vari. Un paio di segugi sono partiti da Piemonte e Marche, almeno un altro dovrebbe essere in arrivo dalla Puglia. Una speranza, certo un aiuto anche se i ricordi recenti non inducono all’ottimismo: i «supercani» hanno fallito con Yara, hanno fallito con Daniel, lo studente scomparso in stato di choc dopo un incidente automobilistico nel Bergamasco e trovato morto nel Vicentino. Ucciso dagli stenti dopo aver vagato «inseguito» per dieci giorni dai cani «superdotati».
Ieri gli animali avrebbero fiutato l’odore di Roberto fino alla nave di Cascella. Poi più niente. Ma altre tracce hanno portato i cani anche alla Riserva dannunziana.
Intanto i carabinieri, coordinati dal colonnello Giovanni Di Niso, stanno ascoltando nuovamente gli amici dello studente universitario, che a quanto pare era in regola con gli esami. Proprio alcuni di loro ieri hanno raggiunto la pineta per assistere alle ricerche. Sono convinti che Roberto possa avere avuto un malore.
I militari dell’Arma non escludono nessuna pista e nelle prossime ore faranno anche accertamenti del caso su uno scaldacollo trovato in zona e che potrebbe appartenere allo studente.
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