Papa Paolo VI: l'elogio alla sofferenza

La grafia ordinata, composta, accurata e con un tratto che scorre facilmente verso destra mette in evidenza un carattere che nulla lascia all'improvvisazione e al pressappochismo. Tutto in Papa Montini si muove in un ordine composto a livello mentale, affettivo, relazionale ed estetico

Papa Paolo VI: l'elogio alla sofferenza

La grafia ordinata, composta, accurata e con un tratto che scorre facilmente verso destra mette in evidenza un carattere che nulla lascia all'improvvisazione e al pressappochismo. Tutto in Papa Montini si muove in un ordine composto a livello mentale, affettivo, relazionale ed estetico.

Paolo VI esercitava un forte controllo su di sé che veniva espresso in tutto il suo comportamento: postura, voce, gesti e anche scrittura. Papa Montini possedeva un'intelligenza assimilativa, con buone doti di analisi e di sintesi, unite a un pensiero logico e consequenziale, che gli permetteva di esprimere teorie e concetti di fede in modo chiaro, profondo e a tutti comprensibile.

Le sue azioni erano sempre frutto di riflessioni accurate perché nulla potesse uscire dai binari della compostezza e del rigore fideistico. Ligio al dovere e attento osservatore delle leggi, il suo motto sembra essere: "Fuori dalle regole c'è il caos", condizione che non ha mai accettato né per sé né per chi in qualche modo tentasse di infrangerle. Si può così capire il sacrificio anche fisico che si è imposto, anche per tenere a freno certe sue note ossessive. Si dice che portava il cilicio.

Consapevole della missione cui è stato chiamato in essa ha investito energie e affettività, che sarebbe altrimenti stata motivo di disagio e tormento, per donarsi totalmente alla causa di Cristo, tutelando la Chiesa in modo produttivo, anche per quanto riguardava i beni materiali.

 

Grafia del 1967 (guarda l'immagine)
La grafia, che è piegata verso destra e con un tratto lieve, mette in evidenza un legame assai più stretto con la madre; un legame d'amore poi traslato sulla madre Chiesa della quale egli sarà figlio fedele, devoto e amoroso.

Ancorato quindi alle radici dei principi cristiani fondamentali, egli non potrà né vorrà mai metterli in discussione. Emerge dalla sua chiarezza grafica e dalla meticolosità nel compilare gli scritti e nell'occupare gli spazi grafici una predisposizione all'insegnamento favorita dalle abilità dialettiche, dalla calma espositiva, dalla chiarezza dei concetti. Papa Montini si presentava sempre con un proprio stile emotivamente distaccato, espresso anche da uno sguardo penetrante ma gelido.

Egli possedeva una personalità interiormente complessa, costruita attraverso il forte controllo che egli esercitava quotidianamente su se stesso per evitare che la componente pulsionale potesse in qualche modo avere il sopravvento.

E' stato senza dubbio un papa che, grazie alle sue doti di memoria, attenzione, concentrazione e perspicacia, ha saputo fondere l'impegno spirituale con una sapiente maestria politica, che gli ha permesso di poter trattare con tutti, anche coi rapitori di Aldo Moro.

 

Grafia del 1978 (guarda l'immagine)
Nella scrittura di Paolo VI si rilevano anche aspetti un po' contraddittori: da un lato l'esaltazione della sofferenza, a imitazione di san Giovanni della Croce, e dall'altra invece un'attenzione meticolosa verso la propria immagine esteriore.

Guarda la foto di Papa Montini con il mantello

Il senso estetico, la cura della forma e lo studio dei gesti e della parola, sono tutti segnali di una personalità che non sopportava nulla fuori posto e non tollerava eccessi di alcuna natura. La scrittura accurata ne fa testo.

 

Grafia del 1973Il testamento
Senza dubbio l'immagine che Paolo Vi si era costruita ispirava fiducia anche se l'ammirazione per questo papa riguardava soprattutto il suo talento intellettivo. Era un papa che aveva indossato una sorta di abito mentale basato sul sacrificio, sul dovere (aste rette), sulla fedeltà ai principi (parallelismo degli assi letterali) di cui è stato fedele custode proprio in virtù della sua natura alla quale poco ha concesso, quasi che il piacere e la gioia potessero diminuire qualcosa della sua immagine.

La pazienza e la metodicità hanno contribuito a rendere questo papa ammirato e ascoltato da tutte le genti; ma quanto gli deve essere costato portare questo abito cucito addosso fin dall'infanzia!

Papa Montini conosceva molto bene alcuni aspetti del suo carattere non proprio facile, come la suscettibilità e la selettività che utilizzava soprattutto con persone non in sintonia col suo pensiero. Con esse egli rischiava di diventare tagliente e inflessibile, esprimendo così una sorta di fastidio fisico per la loro eccessiva vicinanza.

Possiamo senza dubbio affermare che Paolo VI ha dovuto faticare non poco con se stesso e con il proprio carattere per ridurre alcuni aspetti spigolosi della propria natura per poter essere un papa accettato dalla gente. Non dimentichiamo che egli veniva dopo Giovanni XXIII, il papa buono o meglio generoso, il papa della gente, il papa amato da tutti. Così egli si è proposto come papa che, utilizzando al meglio le sue innegabili doti di tessitore e di coordinatore, ha inciso sulle menti, specie della gente che contava, per raggiungere il cuore di tutti.

Egli non amava confondersi nella mischia (vedi interrigo largo e regolare) anche se si lasciava commuovere da fatti e persone (grafia pendente e leggera). C'era in lui un sottofondo di tensione nervosa continua che traspariva da un tratto grafico stentato e tremolante, espressione di difficoltà nello scaricare l'accumulo di inquietudine. Il rischio era quello della somatizzazione a livello gastroenterico.

Non quindi il Papa della gioia bensì della sofferenza, non del Cristo risorto ma del Cristo in croce!

Evi Crotti

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