Il Papa: «Penso ogni giorno a padre Bossi»

Il Pime non crede che a sequestrare il confratello sia stato il gruppo vicino ad Al Qaida, ma criminali comuni

nostro inviato a Lorenzago (Belluno)

«Il mio pensiero va ogni giorno a padre Bossi». Benedetto XVI è arrivato ieri a Lorenzago di Cadore, sulle Dolomiti venete, nella villetta immersa nel bosco dove trascorrerà diciotto giorni di vacanza. E per la prima volta parla apertamente del sequestro di padre Giancarlo Bossi, il missionario del Pime, rapito esattamente un mese fa nelle Filippine. Lo fa alla vigilia della giornata internazionale di preghiera per la sua liberazione che oggi si svolgerà in tutto il mondo per iniziativa del Pontificio istituto missioni estere.
Incrociando i giornalisti che lo attendevano a pochi passi dall’ingresso della villetta, il Papa ha detto di pensare a padre Giancarlo Bossi e ha aggiunto: «Ho parlato con il Sostituto alcuni giorni fa e mi ha dato le ultime informazioni. Speriamo, preghiamo che il Signore ci aiuti». Il nuovo Sostituto della Segreteria di Stato è monsignor Fernando Filoni, che ha appena preso possesso dell’incarico e che fino a una settimana fa è rimasto nelle Filippine, dov’era nunzio apostolico.
Dopo la pubblicazione delle foto del religioso e l’audio di un suo messaggio, si è riaccesa la speranza di una conclusione positiva. Proprio dai missionari del Pime arriva anche una presa di distanze dall’ipotesi che dietro il sequestro ci siano le milizie di Abu Sayyaf («Portatori di spade» in lingua locale), gruppo radicale che si ispira ad Al Qaida con base nel sud delle Filippine. «Quello che sappiamo noi, invece, è che si trova ostaggio di una banda di malviventi», spiega padre Luciano Benedetti, che dalla casa regionale del Pime a Zamboanga segue sin dal primo giorno gli sviluppi del sequestro.
Anche Margherita Boniver, inviata speciale del governo italiano, al suo rientro dalle Filippine, ha espresso cautela su Abu Sayaff: «Ci sono anche altre ipotesi sui rapitori, per esempio il capo dell’esercito ha parlato di fuoriusciti dal Fronte islamico di liberazione». Nelle Filippine il prossimo 15 luglio entrerà in vigore la nuova legge antiterrorismo, che darà all’esercito poteri praticamente illimitati. Secondo la Boniver, il messaggio audio di padre Bossi «è databile al 2 luglio».
«Indicare nei mandanti del rapimento gli estremisti islamici – spiegano gli esperti consultati da “Asianews” – dà il via libera al governo per ordinare un blitz militare molto pericoloso per la vita dell’ostaggio». Inoltre, «se si dà credito alla teoria del governo, è lecito attendersi una maggiore partecipazione nelle ricerche da parte degli Stati Uniti, che nel contempo potrebbero garantire sostanziosi finanziamenti di cui Manila ha bisogno». I dubbi, le domande e le incongruenze su tutta la vicenda sono numerose. Se nessuno ha ancora avuto dei contatti reali con i rapitori, non ci sono basi solide per fornirne l’identità.
Va poi considerato che, come in ogni rapimento che avviene nelle Filippine, vi sono state numerose richieste di denaro in cambio di informazioni, «una pratica che Abu Sayyaf non consente quando è realmente all’opera, perché non vuole sminuire il suo gesto». Infine, la zona di Payao, dove padre Bossi è stato sequestrato, «non è campo d’azione dei radicali islamici. Se si parla di fuoriusciti dal Fronte di liberazione islamico si deve intendere dei banditi comuni in cerca di denaro, non estremisti ancora più determinati».
Benedetto XVI ha comunque assicurato la sua vicinanza e la sua preghiera, e ha mostrato di seguire personalmente l’evolversi della situazione. Nell’incontro con i giornalisti, Ratzinger ha fatto qualche battuta sul nuovo libro dedicato alla figura di Gesù (che tratterà della passione e delle resurrezione), spiegando che «è nelle mani di Dio»: «Spero di scrivere qualche pagina in più in questi giorni». E a una domanda precisa se stia lavorando anche a una nuova enciclica, il Pontefice non ha smentito, pur non rivelando nulla sul suo contenuto.
Nei mesi scorsi erano stati alcuni cardinali a rivelare che il tema della nuova lettera papale dovrebbe essere sociale. «Finalmente in montagna, lontano dalla città e da tutte le cose che succedono ogni giorno – ha concluso Benedetto XVI salutando un centinaio di ragazzi che lo attendevano all’ultima curva prima dell’ingresso della villetta di Lorenzago – potrò studiare, pregare, meditare e riposare».
Gli appuntamenti pubblici previsti per il Papa sono gli Angelus delle due prossime domeniche. Ma già domani sera, gli abitanti di Lorenzago sperano che Ratzinger venga ad assistere a un concerto.

Nell’abitazione del Papa, interamente ristrutturata, è stato sistemato un pianoforte a mezza coda Yamaha messo a disposizione da un villeggiante. Nel piccolo centro del bellunese spopola «Papst Bier», mezzo litro di birra in bottiglia con tanto di immagine di Benedetto XVI, prodotta in Baviera.

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